Roma, 18 luglio – “La trattativa con l’Aran per il rinnovo dei cinque contratti del personale del pubblico impiego non solo parte in ritardo ma pure in salita. L’assoluta carenza di risorse economiche, infatti, pende come una spada di Damocle sul buon esito del tavolo”. A lanciare l’allarme è la Confederazione generale sindacale (Cgs) alla vigilia del primo appuntamento operativo tra Governo e sindacati.
“Non depone di certo bene che questa convocazione arrivi a più di due anni dalla sentenza della Corte costituzionale che, proprio pronunciandosi su un ricorso della Federazione lavoratori pubblici (Flp), ha riconosciuto come incostituzionale il blocco reiterato della contrattazione nel pubblico impiego – spiega Marco Carlomagno, segretario della Flp e vicesegretario generale della Cgs – Ma è ancora più grave il fatto che parta senza risorse concrete spendibili: per il biennio 2016-2017 ammontano a poco più di 30 euro lordi pro-capite, mentre per il 2018 non risultano ancora stanziate, sbugiardando lo stesso accordo preelettorale che il Governo Renzi strappò a Cgil, Cisl e Uil a novembre 2016 con la promessa degli 85 euro”.
Dalla rivalutazione degli stipendi e delle indennità di amministrazione al rilancio della contrattazione integrativa con risorse aggiuntive derivanti dai risparmi su esternalizzazioni e appalti, passando per una ridefinizione dell’attuale ordinamento professionale e per il riconoscimento delle professionalità e dei percorsi di carriera nel pubblico impiego, la Cgs promette battaglia: “Ci batteremo all’Aran e nel Paese – conclude Carlomagno – per dare a lavoratrici e lavoratori un contratto autentico e innovativo, in grado di riconoscere a livello economico e professionale il valore del lavoro pubblico”.
Ufficio stampa CGS – CONFEDERAZIONE GENERALE SINDACALE
Paola Alagia
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