ROMA, 10 febbraio – Tornare al meccanismo del ‘part time pensione’, per un periodo massimo di tre anni, anche con requisiti un po’ più alti rispetto a quelli in vigore fino al 2011, ma soprattutto intervenire finalmente sui lavori gravosi. Sono queste alcune delle proposte che la Confederazione generale sindacale (Cgs) ha portato oggi al tavolo tecnico che si è svolto presso il ministero del Lavoro. “Arrivare a 62 anni e 36 di contributi, contro il parametro dei 60+35 ante-Fornero, potrebbe essere un buon punto di caduta – spiega il segretario nazionale della Cgs, Rino Di Meglio – per un ritorno allo scivolo del part time. In questo modo, il lavoratore, percependo per metà la pensione e per metà lo stipendio, con le ore lavorate al mese dimezzate potrebbe avvicinarsi in maniera più soft alla quiescenza. Inoltre, il sistema consentirebbe di realizzare quella staffetta generazionale che può agevolare le nuove assunzioni e la trasmissione di competenze preziose con chi si avvicina al mondo del lavoro”.
La Cgs punta, più in generale, su una maggiore flessibilità in uscita per superare definitivamente la Fornero, una volta che sarà scaduta l’applicazione sperimentale di ‘quota 100’ che il sindacato tuttavia non boccia: “È una misura che non ci dispiace – afferma in una nota – ma servono soluzioni strutturali e bisogna dare pieno riconoscimento alla specificità dei lavori usuranti e gravosi per categorie come quella degli infermieri e degli insegnanti. In ogni caso, noi siamo favorevoli a un’uscita di anzianità a 41 anni a prescindere dall’età anagrafica”. Rimane alta l’attenzione da parte della Confederazione generale sindacale, naturalmente, sulle giovani generazioni. A tal proposito, Di Meglio ribadisce: “Serve una base previdenziale certa per chi ha carriere discontinue e salari bassi. E non possiamo che partire da una pensione minima di 780 euro, la stessa soglia del Reddito di cittadinanza”. Mentre permangono forti perplessità sul meccanismo di riscatto agevolato della laurea: “Si abbattono gli oneri, è vero, ma il rendimento è poco conveniente per i periodi antecedenti al 1996 e i redditi molto bassi non potrebbero beneficiare del credito di imposta al 50%. Difficilmente – conclude il segretario della Cgs – il riscatto consentirà di anticipare il pensionamento rispetto all’età per la pensione di vecchiaia”.
GLI ESPERTI RISPONDONO