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anno II numero 1 - gennaio / febbraio / marzo 2019

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GLI ESPERTI RISPONDONO

NurSind Piemonte. Cure incompiute se un Infermiere assiste più di 6 pazienti.

Il NurSind lancia una campagna di sensibilizzazione in tutta la Regione.  Manifesti e volantini nei presidi ospedalieri.

La settimana del 25 novembre 2019, sarà dedicata al rischio per la salute del paziente per l’assistenza non erogata.

Un messaggio – spiegano dal sindacato delle informazioni infermieristiche – rivolto alle istituzioni e alla popolazione attraverso l’affissione di manifesti lungo le strade del capoluogo e delle altre province della nostra regione. L’iniziativa prevedera` inoltre durante la settimana la divulgazione massiccia di volantini e manifesti presso tutti i presidi ospedalieri del Piemonte.

“Crediamo  – dicono – sia importante il coinvolgimento della popolazione su un tema che si interessa chi le cure le presta ma soprattutto interessa chi le cure le riceve. I bisogni di cura e di assistenza dei cittadini infatti devono essere messi al centro di qualsiasi idea di sanita` si abbia e di qualsiasi modello organizzativo si voglia adottare. Riuscire ad assicurare le cure che allo stato attuale risultano essere incompiute e` una necessita`. Attuare tutti gli interventi necessari da parte di tutti gli attori in campo, un dovere”.

Studi internazionali come RN4CAST (Registered Nurse Forecasting) che hanno coinvolto numerosi Paesi europei tra i quali l’Italia, dimostrano che se un infermiere segue piu` di 6 pazienti le cure risultano incompiute, l’assistenza deficitaria aumenta il rischio per la salute dei pazienti. Sulla base di questi dati il sindacato ha iniziato questa campagna.

“L’analisi dei dati – affermano dal NurSind – dice che nel caso di un rapporto paziente infermiere piu alto, oltre il 40 % delle cure infermieristiche risultano incompiute con il rischio di inevitabili complicanze, anche importanti per la salute dei pazienti. Nella nostra regione secondo i dati emersi da un sondaggio svolto dal NurSind, su un significativo campione di circa 1000 infermieri operanti presso i reparti di area medica e chirurgica di tutti i principali presidi ospedalieri del Piemonte, dice che questo rapporto necessita di essere assolutamente migliorato, specie in alcune province.

Secondo i dati messi in evidenza dal NurSind in Piemonte il 52% degli infermieri operanti nei reparti di degenza di area medica e chirurgica lavora con un rapporto paziente infermiere uguale o superiore a 10:1. Di questi solo il 16,1% dichiara di lavorare con un rapporto 10:1 mentre il 28,5% si attesta ad un rapporto che va da 10 a 15:1 e il 7,3% addirittura oltre il 15:1. Forti criticita` e maglia nera alla provincia di Torino dove oltre il 60% afferma di lavorare con un rapporto paziente infermiere tra il 10 e 15:1 e il 10% oltre al 15:1. In testa, per un migliore rapporto paziente infermiere, si colloca la provincia di Biella. Il rapporto paziente infermiere nei reparti di degenza di area medica e chirurgica va da un lusinghiero rapporto ottimale 6:1 ad un massimo di 9:1 , seguita dalla provincia di Cuneo. Percentuali meno confortanti invece nelle altre province, ad Asti ed Alessandria la quasi totalita` degli infermieri che lavora in queste aree lo fa con un rapporto tra 10:1 e 15:1 cosi come nel Vco. In mezzo si collocano le province di Vercelli e Novara dove il rapporto infermiere paziente in questi reparti fatica a scendere sotto i 10:1.

“È evidente che per arrivare ad un rapporto paziente infermiere adeguato a tutelare la salute del cittadino evitando i rischi derivanti dalle cure incompiute, – dice Francesco Coppolella, coordinatore regionale del NurSind –  mancano all’appello ancora molti infermieri in Piemonte. Il bisogno di salute, di cure e di assistenza della popolazione si e` notevolmente modificato negli ultimi anni con un incremento dei carichi di lavoro che ha reso necessarie modifiche organizzative che non si sono ancora concretizzate. Il graduale invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento delle cronicita` richiedono infatti nuovi modelli che coinvolgano maggiormente gli infermieri. Inoltre, le criticita` di alcune importati aree necessitano di poter affidare competenze avanzate agli setssi infermieri”.

Coppolella rappresenta ad esempio come la Regione Veneto che con la Delibera n.1580 del 29/10/2019, ha approvato l’istituzione dei percorsi di formazione complementare per l’acquisizione delle competenze avanzate per lo svolgimento di funzioni con assunzione di elevata responsabilita` e maggiormente complesse rispetto al profilo di appartenenza.

“Sono stati individuati – continua Coppolella – gli ambiti prioritari su cui realizzare la progettazione e la programmazione dei percorsi di formazione complementare regionale rispondenti alle problematiche organizzative e assistenziali delle aziende sanitarie e della popolazione. Gli infermieri sono pronti purche´ questo venga riconosciuto e valorizzato”.

“Su questo punto abbiamo trovato disponibilita` da parte dell’assessore regionale Icardi – conclude il coordinatore regionale – al quale chiediamo anche un impegno affinche´ le aziende rispettino i piani di fabbisogno di personale, prevengano le criticita` incrementando tempestivamente gli organici laddove si renda necessario, utilizzino le risorse professionali per le proprie competenze e organizzino i servizi per garantire di poter lavorare in modo dignitoso”.

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