Le scriventi OO.SS., NurSind e Nursing Up, di categoria entrambe rappresentative e presenti al tavolo di contrattazione nazionale, si trovano costrette a preannunciare lo stato di mobilitazione del personale infermieristico a livello nazionale stante le attuali prospettive d’esito del tavolo negoziale sul comparto sanità.
Il 2017 è stato l’anno che ha visto l’emanazione di due provvedimenti importanti per l’ambito sanitario: la legge n. 24 dell’8 marzo 2017 sulla responsabilità professionale (e relativo obbligo a proprie spese di copertura assicurativa per gli esercenti le professioni sanitarie) e la legge di riordino delle professioni sanitarie cd. DDL Lorenzin (trasformazione dei collegi in ordine degli infermieri). Per contro la legge di bilancio 2018 non ha provveduto a finanziare la RIA (retribuzione DEGLI INFERMIERI individuale di anzianità) come invece avvenuto per la dirigenza medica. Eppure si trattava veramente di pochi euro. Accanto a ciò rimane irrisolta anche per questa tornata contrattuale la destinazione, con conseguente de-finanziamento del fondo delle fasce, dell’ex indennità infermieristica.
L’impianto contrattuale che ci è stato proposto non prevede alcuna valorizzazione di questa professione sanitaria su cui continua a pesare l’aumento delle cronicità e dei pazienti non autosufficienti, l’apertura dei servizi sanitari nelle 24 ore (personale turnista e di emergenza) nonché il taglio delle dotazioni organiche con un invecchiamento preoccupante della categoria che pone un serio problema di sostenibilità del sistema. A fronte di ciò abbiamo anzi ricevuto la inaccettabile richiesta di derogare alla normativa europea sull’orario di lavoro per sospendere i riposi e lavorare continuativamente sempre di più scaricando poi la responsabilità degli esiti direttamente sul professionista.
Se il legislatore ha deciso di valorizzare nominalmente la categoria parificandola alla dirigenza sanitaria sotto il profilo della responsabilità e dell’ordinistica, ci aspettiamo che anche economicamente e normativamente la contrattazione riconosca gli oneri che gli infermieri italiani sopportano quotidianamente nel garantire il diritto alla salute. Pari dignità, ad esempio, significa stesse condizioni per esercitare la libera professione ed il diritto/dovere di formazione ECM.
Che la categoria infermieristica (250.000 circa i dipendenti pubblici) manifesti questa esigenza ne è prova la presenza al tavolo di ben due sindacati autonomi di categoria (in forte crescita nei consensi).
Che la nostra sia una valutazione politico-sindacale sull’esito della contrattazione è quanto vogliamo renderVi noto con la presente.
E’nostra intenzione dare voce al disagio infermieristico, che non trova risposta al tavolo negoziale, attraverso una manifestazione di dissenso.
Come avvenuto in occasione del referendum costituzionale, chiederemo alla categoria — attraverso tutte le sue rappresentanze — di esprimere il giudizio di dissenso sul contratto attraverso il voto nelle urne.
Chi si prenderà la responsabilità della firma di una preintesa penalizzante gli infermieri si assumerà anche la responsabilità di chiudere il tavolo con un accordo che gratifichi magari le figure di supporto ma non risponda ai professionisti che sono i protagonisti dell’assistenza diretta ai malati. La categoria sarà informata di ciò e sarà invitata ad agire come indicato.
Pertanto, nel caso in cui la pubblica amministrazione dovesse persistere nel proprio atteggiamento di ottusità rispetto alle legittime richieste contrattuali avanzate dalle scriventi OO.SS. a difesa degli interessi dei professionisti rappresentati, e quindi non dia all’Aran le necessarie indicazioni affinchè di ciò si tenga conto nell’ambito DEGLI INFERMIERI delle attuali trattative in corso, preannunciamo già da oggi la mobilitazione del personale infermieristico del comparto sanità che potrà trovare anche esito in uno sciopero-manifestazione nel periodo pre-elettorale ovvero in una serie di scioperi articolati su tutto il territorio nazionale.
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