In sede di negoziato all’Aran nei mesi scorsi ci siamo impegnati con tutte le nostre forze per strappare un Contratto vero, degno di questo nome. E lo abbiamo fatto per dare seguito alle iniziative che la FLP aveva assunto negli anni scorsi contro l’incredibile stallo provocato dal reiterato blocco, per legge, della contrattazione nei settori del pubblico impiego. Per onorare la storica sentenza della Corte Costituzionale che si era pronunciata sul nostro, vincente, ricorso.
Perché vi era bisogno non solo di recuperare il potere d’acquisto falcidiato dagli anni di blocco, ma anche di rimettere mano all’ordinamento professionale, ormai superato, per renderlo coerente con Amministrazioni che sono cambiate e con un’organizzazione del lavoro sempre più caratterizzata dalla digitalizzazione e dalla polifunzionalità. Riconoscendo le professionalità diffuse e le competenze acquisite.
Così come era necessario ricondurre nel contratto la tutela dei diritti e della dignità del lavoro, in questi anni sempre più limitati dalle incursioni legislative e dalle iniziative unilaterali.
Il testo però su cui avevano trovato l’accordo a fine 2017 Aran e CGIL, CISL e UIL era su tutto questo inaccettabile.
Assolutamente irrisori i “benefici” economici, del tutto assente la questione ordinamentale, peggiorativa e unicamente recettiva delle peggiori norme punitive emanate in questi anni la parte dei diritti e della tutela della persona e della salute, depotenziato il ruolo delle OO.SS. e delle RSU sulle materie dell’organizzazione e dell’orario di lavoro, ignorato ogni riferimento alle migliori esperienze passate ed alle peculiarità dei diversi settori che oggi compongono il Comparto delle Funzioni Centrali (non sono state attivate le previste sezioni che avrebbero dovuto accompagnare questo processo di omogeneizzazione).
Ma questo Contratto era irricevibile anche perché contiene una previsione per noi lesiva dei principi di democrazia e rappresentanza. Esclude dal sistema di relazioni sindacali (informazione, confronto e negoziazione) quei sindacati che, pur rappresentativi e abilitati alla contrattazione secondo i requisiti previsti dalla norma (almeno il 5% di media tra dato associativo e voti conseguiti alle elezioni RSU), ritengono di non firmare il Contratto perché non rispondente alle aspettative ed ai bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici.
In buona sostanza si sarebbe costretti a firmare “obtorto collo” qualsiasi cosa per evitare di essere messi nelle condizioni di non poter svolgere il proprio mandato e il proprio ruolo.
Una evidente questione di mancanza di democrazia che va al di là degli interessi di sigla. Perché oggi siamo stati noi a non firmare, ma in futuro potrebbero essere altri i soggetti interessati.
Su questo quindi abbiamo accompagnato in questi mesi la nostra mancata firma con una serie di iniziative giurisdizionali tendenti a far riconoscere l’illegittimità di tale norma.
I primi pronunciamenti dei Giudici del lavoro, ancora limitati alla fase cautelare e quindi non al merito delle eccezioni proposte, non sono stati positivi.
In particolare le motivazioni rese si sostanziano sul fatto che l’attuale formulazione del Decreto Legislativo 165/2001 prevede che sia il CCNL a regolare i successivi livelli di contrattazione decentrata. E quindi avrebbe la facoltà di disporre non solo i livelli e le materie di tale sistema, ma anche i soggetti abilitati.
Un orientamento che non ci convince in quanto, come è noto, gran parte del sistema di relazioni, nel periodo di vigenza del CCNL, si svolge proprio a livello di contrattazione decentrata nazionale e territoriale. E quindi limitare il potere negoziale dei soggetti rappresentativi unicamente alla fase di negoziazione dei contratti di primo livello significherebbe limitare in modo drastico il diritto delle Organizzazioni sindacali rappresentative a svolgere il proprio mandato.
Ecco il perché continueremo a portare avanti i nostri ricorsi per far valere nei successivi gradi di giudizio quello che riteniamo un diritto fondamentale per l’esercizio della democrazia sindacale sui posti di lavoro.
Ma non ci fermiamo qui.
Se la norma non è chiara, va modificata. Ecco perché abbiamo nei giorni scorsi rappresentato a numerosi esponenti dei diversi Gruppi parlamentari della maggioranza e dell’opposizione la necessità di una modifica della norma, riscontrando particolare attenzione alla tematica posta e un impegno ad approfondirne le modalità per una positiva soluzione.
In data odierna, inoltre, nel corso di un incontro con il Capo di Gabinetto del Ministro della Funzione Pubblica Giulia Bongiorno, abbiamo ulteriormente manifestato le nostre ragioni, e abbiamo presentato una proposta di modifica al D.Lgs. 165/2001, chiedendo al Ministro un conseguente intervento in sede di approvazione dei prossimi provvedimenti sul lavoro pubblico.
Nel frattempo la situazione nelle Amministrazioni del comparto e negli Uffici si fa sempre più difficile per i lavoratori e le lavoratrici.
La nostra assenza dai tavoli, voluta caparbiamente dai firmatari e pretesa in molti casi alle Amministrazioni, per “punirci” di aver osato dire che quel CCNL era ed è pessimo, sta dimostrando in modo plastico l’incapacità dei sindacati casta di definire accordi dignitosi, di difendere quelli già sottoscritti (quando ai tavoli c’eravamo noi…), di opporsi alle iniziative unilaterali delle Amministrazioni che senza di noi hanno buon gioco a far passare quello che vogliono.
Se ragionassimo in termini opportunistici avremmo tutto l’interesse a stare fuori e a far vedere come e quanto gli altri “sindacati” sono incapaci a svolgere il proprio ruolo. Ma noi dobbiamo difendere i lavoratori, evitare che peggiorino le già difficili condizioni economiche e professionali del personale, dobbiamo lavorare per garantire anche servizi migliori e più efficienti ai cittadini e al sistema Paese. E il rinnovo di questo brutto CCNL, nonostante sia già in scadenza, non è per nulla vicino.
Ecco il perché, pur mantenendo in atto tutte le iniziative messe in campo in questi mesi, sia giurisdizionali che politiche, apporremo una firma solo tecnica al CCNL delle Funzioni Centrali. E contestualmente alla firma tecnica presenteremo alla Funzione Pubblica e all’Aran la piattaforma per il rinnovo del CCNL, chiedendo che da subito si apra il negoziato per il rinnovo del CCNL 2019/2021.
Cosa che avrebbero dovuto fare i “firmatari” della prima ora, ma che invece per loro pare ancora in alto mare. E da qui partiremo per costruire un nuovo CCNL che possa recuperare tutto il “maltolto” e dare finalmente segnali concreti e positivi al personale.
Chiaramente non cambia il nostro giudizio negativo sull’attuale Contratto.
Posizione che è condivisa anche dal Ministro Bongiorno che ha testualmente dichiarato che i Contratti sottoscritti nei mesi scorsi hanno “ingenerato confusioni e conflitti perché chiusi male sotto pressioni elettorali”
Contando sempre più sul consenso dei lavoratori e delle lavoratrici e su rapporti di forza che stanno sempre più cambiando, a riconoscimento della bontà della nostra azione, e del nostro modo di essere vero sindacato.
La Segreteria Generale FLP
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