“Un cittadino, un paziente, si sottoporrebbe ad intervento chirurgico se sapesse che l’equipe di sanitari ha sulle spalle più di 15 ore di lavoro e non ha potuto riposare a sufficienza?”
Questa è la domanda che gli operatori vorrebbero porre ai cittadini. Nessuno accetterebbe! Non sono necessarie evidenze scientifiche accreditate (…benché moltissime….), per comprendere che ciò comporta una probabilità di rischi, errori per la salute inaccettabili per qualsiasi persona non autolesionista.
I sanitari hanno il diritto di lavorare in rispetto della propria professionalità e sicurezza per il fine istituzionale ed etico a cui attendono: la salute della popolazione.
Per realizzarlo hanno bisogno del rispetto dei requisiti minimi disposti dalle normative vigenti per tutti i lavoratori, tranne che per i sanitari!
L’Italia proprio per queste violazioni sul lavoro dei professionisti della salute è stata sottoposta a procedura d’infrazione dal Parlamento UE, evitando la sanzione solo in extremis. Il 25 novembre del 2016, finalmente la Legge 30 ottobre 2014, n. 161, è diventata attuativa e con l’art. 14 la nostra giurisprudenza in materia di orario di lavoro e durata dei riposi si uniformava agli altri paesi della CE; tutto il personale sanitario aveva sperato nella soluzione del problema, , la legge prevede:
- un minimo 11 ore consecutive di riposo giornaliero
- un massimo 48 ore di lavoro settimanale, compreso lo straordinario
- 24 ore di riposo settimanale e almeno 4 settimane di riposo annuale
Invece nulla è accaduto per regolamentare il lavoro dei sanitari, vane le promesse di assunzioni e nuovi modelli gestionali organizzativi. Gli operatori sanitari hanno continuato a lavorare in abuso delle normative, in ottemperanza di irregolari turnazioni di servizio, cumulando straordinari (spesso neanche riconosciuti dalle aziende per conteggi di fantasia in violazione di norme e dignità del lavoratore), stanchezza, sacrificando la propria vita personale, familiare e la stessa salute.
Ora diciamo basta, dopo l’emblematico “caso disciplinare dell’infermiere di Ancona”, sanzionato con irragionevole prepotenza dall’AOU di Ancona, perché ha reso palese la sua stanchezza e richiesto il dovuto riposo a garanzia dell’utenza e della propria salute, il bicchiere è colmo.
Andiamo avanti nella lotta per un lavoro in sanità realmente fondato sulla Costituzione e sulle normative europee e nazionali. Chiediamo per questo il serio impegno e sostegno di tutti i lavoratori, affinché la qualità del lavoro in sanità sia il faro della nostra missione.
Le azioni in campo sono differenti, la segnalazione all’Ispettorato del Lavoro e alle autorità giudiziarie competenti, siamo disposti a tornare di nuovo anche alla Corte Europea e proclameremo se necessario, lo stato di agitazione.
Il problema non è del singolo dobbiamo mobilitarci tutti, anche con petizioni, pronta una in formato cartaceo e un’altra sul web:
FIRMATE E CONDIVIDETE!
Petizione formato cartaceo:
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