“Fino a quando non verrà approntata una legge apposita che dia la possibilità di superare i vincoli imposti dalla riforma Brunetta, sarà estremamente difficile aprire concretamente il tavolo negoziale per il nuovo contratto. Appaiono dunque eccessivamente trionfalistici i toni con cui i vertici confederali commentano l’intesa siglata ieri a Palazzo Vidoni”. E’ quanto dichiara Rino Di Meglio, segretario generale della CGS, all’indomani dell’accordo raggiunto ieri sera tra Cgil, Cisl e Uil e il ministro Madia sul rinnovo del contratto del pubblico impiego.
“L’intesa sottoscritta con il Governo – puntualizza Di Meglio – non è il contratto di lavoro ma semplicemente un impegno di carattere politico e la strada per arrivare al rinnovo risulta ancora lunga e piena di ostacoli. Le risorse stanziate fino ad oggi dalle leggi di Stabilità 2016 e 2017 ammontano a 1 miliardo e 250 milioni di euro, equivalenti – spiega il segretario nazionale della CGS – a circa 30 euro lordi pro capite. Una cifra ben lontana dai 5 miliardi necessari per raggiungere gli 85 euro sbandierati dal Governo. La differenza andrà evidentemente reperita nella legge di Bilancio 2018”.
Riguardo l’aspetto normativo, Di Meglio sottolinea che “l’articolo 17 della legge delega 124 del 2015 non fa alcun riferimento alla possibilità di modifica delle norme sulla contrattazione. Servirà dunque una legge ad hoc – conclude il leader della CGS – per aprire il vero e proprio contratto che, sua volta, sarà reso difficile dalla necessità di omogeneizzare la parte normativa dei comparti unificati dopo l’approvazione della riforma della pubblica amministrazione”.
Roma, 1 dicembre 2016
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