“Più passano i giorni e più appare giusta e sacrosanta la decisione degli infermieri di indire 48 ore di sciopero per il prossimo 12 e 13 aprile contro il rinnovo del contratto per il comparto sanità. Un’intesa che suona come una presa in giro e che peggiora la condizione dei lavoratori sia sul piano normativo che economico”. A dirlo è il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, che in una nota ne spiega le ragioni. A cominciare dalla richiesta, fino ad ora inevasa, di poter prendere visione del parere tecnico sull’atto d’indirizzo 2018 espresso dal Ragioniere generale dello Stato: “Siamo stati rimandati al Mef – spiega il sindacalista – Quindi, abbiamo chiesto al comitato di settore della sanità e all’Aran di avere una copia dell’integrazione economica del 2018 ma, ad oggi, non abbiamo ricevuto nessuna risposta formale”.
Tuttavia, anche senza aver visionato tale integrazione ma basandosi solo sulle cifre a disposizione, il Nursind non lesina critiche: “Tanto per iniziare non è accettabile che rispetto agli altri comparti, gli aumenti tabellari e perequativi scattino solo dal mese di aprile e non da marzo. Ma è persino più grave che i 91 euro di aumento per ogni lavoratore del comparto siano in vigore solo a partire da gennaio del 2019. In pratica – rimarca il sindacato – quando saremo a scadenza di contratto e ce ne sarà in ballo uno nuovo”. L’elenco dei nodi è ancora lungo: gli 85 euro medi di aumento, per esempio, sono solo temporanei, per via dell’elemento perequativo cha ha una durata di appena 9 mesi. E, soprattutto, “al danno si aggiunge anche la beffa – rincara Bottega – dal momento che una delle voci che dovrebbe rimpinguare il fondo sanità, e cioè la Ria- Retribuzione individuale di anzianità (che non sarà più corrisposta al personale cessato dal servizio a partire dal 2018), rischia di andare persa per i paletti posti dalla riforma Madia che impedisce, appunto, di incrementarlo rispetto al 2016”.
Senza contare, infine, le disparità di trattamento tra le diverse categorie di statali: “Sulla base di quanto dichiarato dal comitato di settore, siamo ben lontani da quel 3,48 per cento di risorse in più a disposizione promesso e sbandierato dai firmatari del contratto. Con i 360 milioni di euro reperiti dalle Regioni per il nostro contratto, aggiunti a quelli stanziati nel 2017, si raggiunge solo il 3,06 per cento. Si tratta di circa 94 milioni in meno. Un magro bottino – conclude il segretario del Nursind – che rende il raggiro nei confronti degli infermieri ancora più grave e impossibile da digerire”.
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