I presepi fanno indiscutibilmente parte della tradizione popolare e anche religiosa italiana, hanno una loro storia, un loro fascino, tutto quello che si vuole. Ma un conto è ciò che avviene all’interno della propria dimensione privata, un conto ciò che avviene all’interno di quelle mura chiamate ad essere neutrali poiché l’Italia è uno Stato laico e la scuola pubblica non è confessionale, almeno sino ad oggi.
Stiamo parlando di cose scontate, ma viste le provocazioni in corso, come il disegno di legge che vuole imporre i presepi a scuola, un provvedimento, che se mai troverà approvazione in Parlamento, difficile a credersi, non potrà superare il vaglio della legittimità costituzionale.
Esiste la libertà d’insegnamento
L’articolo 1 del T.U della scuola afferma che nel rispetto delle norme costituzionali e degli ordinamenti della scuola stabiliti dal testo unico (DLSG 297/1994), ai docenti è garantita la libertà di insegnamento intesa come autonomia didattica e come libera espressione culturale del docente. L’esercizio di tale libertà è diretto a promuovere, attraverso un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni. È garantita l’autonomia professionale nello svolgimento dell’attività didattica, scientifica e di ricerca.
Dunque già dal primo articolo del TU della scuola si afferma nettamente un principio chiaro e inequivocabile. La scuola pubblica italiana deve promuovere la massima libertà di confronto e posizioni culturali, pertanto il solo pensare di imporre simbologie religiose o tradizioni religiose contrasta nettamente con questo precetto normativo su cui poggia buona parte dell’architettura della nostra scuola. E questo bene lo si persegue con l’autonomia scolastica.
L’autonomia scolastica è un bene da tutelare, i presepi imposti per legge sono incostituzionali
Come ricorda il Ministero, l’autonomia scolastica è regolata da un’apposita disposizione (Regolamento) che ne definisce le diverse modalità di attuazione.
Il Regolamento, oltre a dettare criteri e modalità per l’autonomia didattica, organizzativa e gestionale, dà indicazioni su come ciascuna istituzione scolastica deve definire il proprio Piano dell’Offerta Formativa (PTOF).
Il PTOF viene definito in questo modo: il Consiglio di Istituto raccoglie proposte e pareri anche da parte delle famiglie, e delibera gli indirizzi generali dell’attività della scuola. Sulla base di quegli indirizzi generali, il Collegio dei docenti elabora il PTOF che, alla fine, viene adottato ufficialmente dal Consiglio di Istituto.
Copia del PTOF viene consegnata alle famiglie al momento dell’iscrizione alla scuola (art. 3).
I genitori partecipano al processo di attuazione e sviluppo dell’autonomia assumendo le proprie responsabilità (art. 16).
I presepi sono una tradizione religiosa
Il Consiglio di Stato – Sezione VI – Sentenza 27 marzo 2017 n. 1388 nella sua nota sentenza sulle benedizioni a scuola ha evidenziato che la stessa Costituzione, all’art. 20, nello stabilire che «il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d’una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative (…) per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività», pone un divieto di un trattamento deteriore, sotto ogni aspetto, delle manifestazioni religiose in quanto tali.
Ovviamente, però tende a ricordare il CDS, la partecipazione ad una qualsiasi manifestazione o rito religiosi (sia nella scuola che in altre sedi) non può che essere facoltativa e libera, non potendo non godere, solo perché tale, di minori spazi di libertà e di minore rispetto di quelli che sono riconosciuti a manifestazioni di altro genere, nonché tollerante nei confronti di chi esprime sentimenti e fedi diverse, ovvero di chi non esprime o manifesta alcuna fede.
Per capire la valenza religiosa del Presepe, basta citare la LETTERA APOSTOLICA Admirabile signum DEL SANTO PADRE FRANCESCO. Il Papa evidenzia:
L’origine del presepe trova riscontro anzitutto in alcuni dettagli evangelici della nascita di Gesù a Betlemme. L’Evangelista Luca dice semplicemente che Maria «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (2,7). Gesù viene deposto in una mangiatoia, che in latino si dice praesepium, da cui presepe.
Entrando in questo mondo, il Figlio di Dio trova posto dove gli animali vanno a mangiare. Il fieno diventa il primo giaciglio per Colui che si rivelerà come «il pane disceso dal cielo» (Gv 6,41). Una simbologia che già Sant’Agostino, insieme ad altri Padri, aveva colto quando scriveva: «Adagiato in una mangiatoia, divenne nostro cibo» (Serm. 189,4). In realtà, il presepe contiene diversi misteri della vita di Gesù e li fa sentire vicini alla nostra vita quotidiana.
Pertanto, è indiscutibile il senso religioso del presepe.
Ed allora, se nelle scuole è fatto divieto di imporre ritualità religiose, poiché la partecipazione può essere facoltativa e libera, ed il presepe è una ritualità religiosa, a fortiori è totalmente illegittimo e fuorviante e sconcertante impedire che queste ritualità religiose possano essere democraticamente e laicamente non promosse dalle scuole,che devono avere il diritto di decidere quando, come e cosa fare durante certe e date festività nel rispetto dell’autonomia scolastica e di quel pluralismo che connota la società del terzo millennio, non siamo più nel medioevo. Una imposizione calata dall’alto, che vorrebbe rendere illegale l’iniziativa promossa da genitori, studenti o dai componenti di organi scolastici, volta ad impedire le tradizionali celebrazioni legate al Natale e alla Pasqua cristiana, come l’allestimento del presepe, recite e altre simili manifestazioni, e addirittura prevedendo sanzioni disciplinari verso il personale che dovrebbe manifestare delle ostilità, difficilmente potrà superare il vaglio della legittimità costituzionale, ma difficilmente potrà un simile provvedimento passare anche il vaglio del parlamento, perchè sarebbe un boomerang clamoroso a danno proprio dei medesimi presepi e di quelle tradizioni che alcuni vorrebbero “tutelare” imponendole con la forza, nelle scuole.
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