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GLI ESPERTI RISPONDONO

Di Meglio: “Aumenti stipendiali previsti del 6%, ma l’inflazione galoppa. Sì alla formazione obbligatoria, ma sarà retribuita”. INTERVISTA

“Negli ultimi due anni l’inflazione è cresciuta fino al 20 per cento e per il rinnovo contrattuale del 2022-2024 ancora non c’è traccia di stanziamenti da parte del governo”. Questo aveva detto in un’assemblea regionale della Gilda, il coordinatore nazionale del sindacato, Rino Di Meglio, a pochi giorni dall’avvio del nuovo anno scolastico.

“La prima cosa che ci interessa – aveva poi aggiunto – è che gli insegnanti siano in classe sin dal primo giorno”, ma “salvo qualche piccolo miglioramento la situazione oggi è sostanzialmente come quella degli anni scorsi. La macchina del reclutamento continua ad essere in affanno. Soprattutto in alcune zone d’Italia non si riescono a coprire i posti, mi riferisco in particolare al nord”. Il riferimento è al caro vita al caro casa, che, spiegava, “incidono in tutte le grandi città senza distinzione geografica. Il tema del reclutamento degli insegnanti è centrale: se non si riescono a coprire i posti, diventa necessario un ricorso molto alto al precariato”. Ma sono tanti i temi che coinvolgono la scuola e il suo funzionamento quotidiano in queste settimane. Gli istituti sono alle prese con la gestione dei finanziamenti introdotti dal PNRR, e con la delineazione dei compiti legate alle figure del tutor, del mentor, degli orientatori. “Per quanto riguarda il tutor non possiamo parlare di grande novità – spiega Di Meglio – sono funzioni – quelle assegnate a questa figura – che sono state svolte anche negli anni passati – non sappiamo quante saranno le adesioni, l’incentivo economico non è elevato. I 5000 euro lordi equivalgono a un netto di 2000 euro annuo per un numero di ore indefinito. Gli insegnanti hanno la responsabilità di insegnare agli alunni, non si migliora la scuola affidando loro sempre nuove incombenze, improprie e relative a tutte le problematiche della società”.

Nel frattempo il ministro del MIM, Giuseppe Valditara, ha manifestato la sua intenzione di proteggere la figura e la dignità dei docenti di fronte alle continue aggressioni da parte di studenti e famiglie. “La cosa più importante è che gli insegnanti non vengano lasciati soli – spiega Di Meglio – Il Ministro ha accolto la nostra proposta di affidare la difesa dei docenti coinvolti in vicende di aggressioni subite a scuola all’Avvocatura dello Stato”. Ed è stata anche “accolta la nostra proposta di assicurare gli insegnanti all’INAIL, mentre fin qui venivano assicurati solo gli insegnanti dei laboratori. Quando io dicevo ai docenti che non erano assicurati contro gli infortuni sul lavoro in pochi ci credevano. Ecco, dopo 20/30 anni si mette fine a questa diseguaglianza ingiustificata. Il nostro impegno come Gilda continuerà per la rivalutazione sociale del docente sia dal punto di vista economico che dal punto di vista morale”.

Altra nota dolente la situazione in cui versano gli edifici scolastici. “I fondi che stanno arrivando nella scuola sono orientati – come quelli messi a disposizione dal PNRR – all’edilizia scolastica e alla scuola dell’infanzia”, dice Di Meglio”. “Prevediamo che ci saranno molti fondi da restituire perché impossibilitati a spenderli. Quando si parla di autonomia differenziata, purtroppo dobbiamo fare i conti con il mal funzionamento del decentramento dello Stato. Lo Stato fa stanziamenti ricorrenti per l’edilizia scolastica, parliamo di miliardi, ora con il PNRR ci sono somme ingenti; tuttavia, in una parte notevole del paese non cambia niente, gli edifici scolastici continuano a essere fatiscenti. Molte strutture dipendono dai comuni e dalle provincie che ricorrono ad affitti privati. Sarebbe interessante avere un censimento da parte del ministero dell’Istruzione per verificare quanti edifici risultano di proprietà di privati e in locazione da parte degli Enti locali. Occorre spezzare questa catena, se si vuole intervenire per risolvere il problema e attuare provvedimenti straordinari”.

Rino Di Meglio, è appena trascorso un anno dall’insediamento del ministero Valditara. Come ne giudica l’operato, dal suo osservatorio?

“Per fortuna non ci sono state grandi riforme. Alcune piccole cose positive che ha fatto le avevamo chieste noi”

Per esempio?

“Penso all’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro degli insegnanti per gli infortuni sul lavoro. I docenti infatti non sono assicurati all’Inail. Quando fu abolito l’equo indennizzo non hanno introdotto l’assicurazione Inail. Quando andavo in giro a dire che il personale non era coperto tutti mi dicevano tutti che sbagliavo. Per avere la copertura dopo un incidente sul lavoro, occorreva aggirare la norma e far rientrare il sinistro nell’ambito del rischio elettrico. Ora finalmente il ministero pagherà i premi assicurativi per tutta la categoria”.

Quando diventerà operativa questa novità?

“Stiamo attendendo la norma”

Le scuole intanto propongono ogni anno ai docenti la sottoscrizione dei una polizza.

“Qualcuno paga cinque, sei euro, per assicurarsi contro vari eventi, sono iniziative delle singole scuole. Io peraltro ho trovato disgustoso che chiedessero una quota per l’assicurazione extra per la gita. Pagare per lavorare, sia pure una piccola quota, mi sembra inaccettabile. Lo trovo paradossale”.

Il ministro mostra attenzione verso il personale scolastico, vuole maggiore tutela per i docenti. Ha voluto che si intervenisse sul voto di condotta.

“Io personalmente sono favorevole. Non che siano norme draconiane, ma ho sempre trovato assurdo che ogni scuola avesse un proprio codice disciplinare. Anche con l’educazione civica insegniamo ai nostri studenti che la legge è uguale per tutti. E allora come mai le punizioni devono essere diverse, da una scuola all’altra, per via del regolamento di istituto? Se un alunno picchia un docente – che lo picchi in una scuola di Caltanissetta o in una di Modena – l’infrazione è la stessa. Invece ci troviamo di fronte uno dei frutti sbagliati dell’autonomia scolastica all’italiana”.

Veniamo al rinnovo del contratto, anzi dei contratti, quello nuovo, soprattutto per la parte economica, per l’aumento degli stipendi, e quello vecchio, non ancora rinnovato nella parte normativa.

“L’altra settimana abbiamo avuto l’incontro con il ministro della Pubblica amministrazione Zangrillo che ci ha annunciato uno stanziamento superiore a quello precedente”.

Di che cifre stiamo parlando?

“Per darla in percentuale, segnalo che la volta scorsa c’era stato un aumento del 3,9 per cento. Quello che hanno previsto per il 2022/2024 si aggira attorno al 6 per cento. Il piccolo particolare è che c’è un’inflazione che galoppa”.

L’inflazione però riguarda tutti i lavoratori.

“Guardi, in America hanno rinnovato il contratto delle case automobilistiche. I sindacati avevano chiesto il 40 per cento di aumento, dopo un lungo sciopero. Poi si sono accordati sul 28 per cento. Noi invece non abbiamo ancora il contratto 2019/2021 in cui, peraltro, accanto alla parte normativa c’era una parte economica che concerne la rivalutazione delle ore aggiuntive. Lo abbiamo firmato a luglio, però l’iter burocratico sta in alto mare, siamo a novembre ed è tutto in alto mare”.

Intanto il governo ha tenuto a fare sapere che le buste paga degli insegnanti a dicembre saranno più pesanti grazie agli aumenti contrattuali

“Gli aumenti che arriveranno a dicembre sono un acconto che consiste nella indennità di vacanza contrattuale moltiplicata per 6. Ogni tanto si dà qualcosa, ma il piatto piange. Il taglio del cuneo fiscale, d’altra parte, è un terno al lotto. Sono somme già stanziate e solo per il 2024”.

Il taglio del cuneo fiscale, con gli aumenti di stipendio che ne derivano, non valgono per tutti i redditi

“No. Il docente delle superiori che fa un po’ di attività aggiuntive, tanto per essere chiari, perde il cuneo fiscale per superamento del tetto.

Nella parte normativa che si sta chiudendo quali aspetti sono da sottolineare?

“Siamo riusciti a scrivere che la formazione è attività lavorativa e quindi nessuno ti può dire la fai obbligatoriamente ma senza soldi. Altro aspetto importante è che anche le ore dedicate al GLO rientrino nelle 40 ore. Se si supera il tetto delle 40 ore, devono essere pagate, e questa è una novità”.

E’ stata pure aggiunto l’aggettivo democratica alla definizione di comunità educante.

“Non sono innamorato delle formule, nelle scuole la democrazia è andata a picco. I collegi dei docenti sono diventati una conferenza di servizio”.

In che senso?

“Nel senso che mi pongo un quesito: come si fa a esercitare la democrazia in scuole divenute grandi e in riunioni con 200 persone? Ogni tanto occorrerebbe fermarsi per riflettere su cosa siamo diventati. Come si fa a far esprimere le persone liberamente in scuole che sono diventate più grandi di quelle di una volta? Un tempo le scuole avevano un collegio medio di quaranta, cinquanta persone, con l’eccezione degli istituti tecnici industriali che andavano oltre i cento insegnanti. Oggi basta guardarsi attorno, sono spesso oltre i duecento. Allora ti rendi conto che quell’aggettivo, democratica, è stata un’affermazione di principio”.

La cartina al tornasole di un disagio?

“Esatto”

Il riconoscimento dei tre giorni di permesso retribuito anche ai docenti precari è stata una bella conquista, la fine di una discriminazione odiosa. Ma non è una concessione senza contropartita, par di capire.

“Per poter dare tre giorni ai precari abbiamo dovuto limitare l’entità dell’aumento di12 euro invece che 13 di RPD. I docenti non si rendono conto del fatto che quando siamo al tavolo delle trattative, quando chiediamo il riconoscimento di qualsiasi diritto, ad esempio un giorno di permesso retribuito, l’Aran ci dice: bene, ecco quanto costa questo diritto, dunque vi levo questi soldi dalla retribuzione. Ci sono delle risorse stanziate e tutto deve quadrare”.

Che i conti debbano quadrare è anche giusto, no?

“Sì, ma quando eravamo dipendenti non privatizzati non funzionava così. Quando si ottenevano dei diritti, questi diritti erano ottenuti e basta, perché il la controparte era il governo e non c’era un’agenzia di mezzo”.

E’ diventato dunque tutto più difficile?

“Sì. E c’è un’altra cosa che non va bene. Prima un ricorso contro un provvedimento del dirigente scolastico si esperiva per via gerarchica. Ora puoi solo rivolgerti al giudice del lavoro, devi pagare un legale. Peraltro, a una maggiore autonomia dei dirigenti dovrebbero corrispondere maggiori opportunità di controllo, che non ci sono. Basta guardare quel che succede in molte università”.

Un’altra conquista è il riconoscimento della Carta docente anche ai docenti a tempo determinato. Dopo tante sentenze ottenute da vari sindacati si arriverà a una norma sull’argomento?

“A me pare giusta. Tutti i sindacati hanno promosso ricorsi perché fosse data anche ai precari. E’ una norma di civiltà. Decine di sentenze di Corte di Giustizia e Cassazione dicono da anni che i precari hanno gli stessi diritti dei colleghi di ruolo. Ma ancora si fanno ricorsi non abbiamo una norma che estende il diritto”

Si parla di semplificazione amministrativa. Ma è così?

“E’ un argomento che sta a cuore al ministro Valditara, aspettiamo di vedere gli effetti”.

Le scuole sono alle prese con le novità legate alla figura di tutor, mentor, orientatore.

“Secondo me c’erano già. Personalmente la storia di pagamento di cose che si facevano già, non mi convince. Quante incombenze hanno affidato a queste figure per una cifra lorda che è veramente bassa? Io penso che avrebbero fatto bene a dare del tempo invece del denaro”.

Tempo invece di denaro?

“Sì. Per esempio se un docente ha bisogno di fare sei ore a settimana per svolgere questa nuova attività, allora piuttosto che pagarlo si nomina un supplente per quelle ore. Per altri versi, non so francamente quale sarà l’effetto. L’intenzione è di intervenire e di incidere sulla dispersione scolastica, vedremo. Quanto alla figura dell’orientatore, secondo me andiamo contro la semplificazione burocratica. Insomma, da una parte ci sono le intenzioni buone, dall’altra c’è la pratica”.

Quanto ai milioni del PNRR riversati sulla scuola, qualcuno parla di spreco. Lei come la vede?

“Secondo me il PNRR potrebbe essere un’occasione storica di spreco, quando ad esempio si stabilisce che sarà finanziata in ogni scuola d’Italia l’aula digitale. Ora, la metà delle scuole d’Italia va a pezzi. Avremo l’aula digitale in una scuola a pezzi. Molto spesso gli stanziamenti che si fanno non vanno in porto perché in molte parti d’Italia l’edilizia scolastica va a due velocità. Mi ripropongo di fare un’indagine per capire quante scuole italiane sono in affitto”.

Il problema c’è?

“E’ una realtà impressionante, specie al Sud. Ci sono scuole che d’affitto costano 20.000 euro al mese. Quante scuole avremmo rifatto con questi soldi? Molti stanziamenti non vanno in porto perché non si può intervenire sulla proprietà privata. Sono situazioni sulle quali occorrerebbe aprire un’indagine. Un numero grande di scuole in affitto può essere una situazione temporanea”.

Intanto c’è l’emergenza docenti fuorisede. Molti rinunciano al lavoro a causa del caro affitti

“Il docente fuori sede diventerà una merce preziosa. Con l’aumento impressionante dei canoni d’affitto nelle grandi aree metropolitane, occorre trovare un sistema per intervenire, fornire l’alloggio.

E, sullo sfondo, l’annoso problema del precariato

“Che aumenta sempre. Il precariato si è stabilizzato con le immissioni in ruolo e attendiamo il grande piano di immissioni di 70.000 precari con il PNRR. Però alla fine i numeri non tornano mai, da un anno all’altro siamo sempre su cifre molto alte”

 

Di Vincenzo Brancatisano

FONTE: ORIZZONTE SCUOLA
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