La bozza di Legge di Bilancio sta suscitando preoccupazione tra i lavoratori, inclusi maestri, infermieri, dipendenti comunali, medici pubblici e ufficiali giudiziari.
Il disegno di legge (ancora provvisorio e suscettibile, dunque, di modifica) rivela potenziali cambiamenti significativi nei calcoli delle pensioni e nell’onere per riscattare anni universitari o altri periodi non coperti.
L’articolo 34 della bozza di legge, contenuto in un capitolo dedicato alla previdenza, prevede un taglio delle pensioni per coloro che hanno iniziato a lavorare prima del 1996. Si stima che la misura potrebbe interessare oltre 300mila persone, pari a circa un terzo dei dipendenti pubblici. Inoltre, la legge mira a far risparmiare allo Stato oltre un miliardo di euro.
Il titolo della norma è “Adeguamento aliquote rendimento gestioni previdenziali”. Le gestioni coinvolte includono la Cassa per le pensioni ai dipendenti degli enti locali (Cpdel), la Cassa per le pensioni dei sanitari (Cps), la Cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate (Cpi) e la Cassa per le pensioni agli ufficiali giudiziari (Cpug), tutte confluite nell’Inpdap e successivamente nell’Inps.
La misura riguarderà principalmente chi lascia il servizio con una quota di pensione retributiva inferiore a 15 anni, ovvero dipendenti che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995. La nuova tabella delle aliquote sostituirà quella datata 1965, portando a una riduzione significativa nelle pensioni calcolate con il vecchio criterio.
La bozza, come è noto, è ancora in discussione, con interventi politici in corso per potenziali modifiche.