Il ministro alla Camera: “Contiene il più alto investimento di sempre. Chi oggi chiede interventi strutturali, tagliava 3 miliardi l’anno”. Dal responsabile del Dicastero di Lungotevere Ripa l’impegno infine per un testo condiviso sullo psicologo di base
Una manovra, quella del 2024, che inverte la tendenza dell’ultimo decennio e che sostiene il personale sanitario. E’ questo il messaggio che è arrivato oggi alla Camera durante il question time dal ministro della Salute Orazio Schillaci. “Dall’analisi dei dati raccolti è emerso che le difficoltà di reclutamento, in particolare di medici ed infermieri – ha sottolineato – sono determinate non soltanto dai vincoli di spesa esistenti, ma anche dalla scarsa attrattività del Ssn per i professionisti, con la preoccupante conseguenza che spesso i concorsi espletati non consentono la copertura dei posti per la carenza di aspiranti, soprattutto di alcune specialità”. Al riguardo, ha precisato, “sin dall’insediamento di questo Governo e dall’inizio del mio incarico al ministero della Salute, ho promosso una serie di misure rivolte sia a potenziare gli organici delle strutture, sia a migliorare le condizioni di lavoro dei professionisti”.
Quanto alla manovra, nello specifico, “saranno dedicate apposite risorse per finanziare strumenti incentivanti da destinare al personale del Ssn. In particolare, considerata l’esigenza prioritaria di abbattere le liste d’attesa, saranno dedicate specifiche risorse ai professionisti impegnati nei settori più critici da questo punto di vista, al rinnovo dei contratti del comparto sanità, nonché al potenziamento dell’assistenza territoriale, anche – ha aggiunto – con riferimento a nuove assunzioni”. il responsabile del dicastero di Lungotevere Ripa, però, ha approfittato del question time pure per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: “Fatemelo sottolineare infine una volta ancora: manca il personale sanitario perché da oltre 10 anni si è bloccato il turnover. Manca il personale sanitario perché si è preferito strapagare esterni gettonisti invece di valorizzare la professione nel Ssn. Manca un servizio sanitario nazionale con la S maiuscola perché alcune regioni non gestiscono al meglio i fondi. Mi si chiede cosa faremo. Quale Governo – ha concluso – si è preoccupato di sostenere il personale medico-sanitario negli ultimi 10 anni? Quale legge di Bilancio negli ultimi 10 anni ha contenuto le parole ‘aumento significativo delle retribuzioni per il personale medico-sanitario’? Due giorni fa, abbiamo varato la prima legge di bilancio che invertirà questa tendenza”.
Non l’unica stoccata partita in Aula dai banchi del governo. Sempre a proposito del ddl Bilancio, Schillaci, oltre a ribadire che contiene “il più alto investimento mai previsto nella sanità pubblica”, e che “il rapporto col Pil è un indicatore ambiguo”, ha rimarcato che prevede “l’incremento di 2,4 miliardi per i contratti del personale del comparto, e l’incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive, per affrontare la carenza di personale e ridurre le liste d’attesa e l’utilizzo di esternalizzazioni. Rinnovo l’invito – ha quindi esortato – a un’opposizione costruttiva. Studiate i dati pubblici sul sito del Ministero, non le analisi buone per tutte le stagioni di enti privati in cerca di notorietà”.
Anche rispondendo a un’interrogazione del gruppo Iv-Az sul fenomeno delle improprie e prolungate degenze presso i reparti di pronto soccorso, poi, il ministro non ha usato mezzi termini: “Servono interventi concreti e strutturali: aumento degli stipendi, riorganizzazione del servizio sanitario nazionale per una vera universalità, telemedicina più medicina territoriale. Stupisce notare che una parte di chi chiede interventi strutturali ha tagliato almeno 3 miliardi l’anno per dieci anni”.
La situazione attuale, ha evidenziato, “è la conseguenza di decisioni non accurate maturate negli ultimi decenni. In ordine alle liste d’attesa, noi contiamo di rimodulare l’offerta sanitaria, con il potenziamento della medicina territoriale attraverso l’implementazione del sistema”, accompagnato da “sistemi di telemedicina e di supporto specialistico diagnostico integrato per soddisfare al meglio i bisogni degli assistiti, contrastando soprattutto gli accessi inappropriati al pronto soccorso. Accanto a questo, è altrettanto necessaria una revisione del modello di assistenza ospedaliera”. Già nel documento ‘Linee di indirizzo nazionali per lo sviluppo del Piano di gestione del sovraffollamento in Pronto Soccorso’ dell’agosto 2019 “sono state fornite indicazioni pratiche ed è stata affrontata sistematicamente la tematica del sovraffollamento nei servizi di pronto soccorso. Gli ambiti delle linee di indirizzo hanno puntato ad affrontare il fenomeno del “boarding sanitario”, a declinare in maniera più puntuale i codici di accesso di triage, a definire la funzione intermedia di Osservazione Breve Intensiva, a delineare i ruoli e le funzioni del bed manager. Il rallentamento della messa a regime delle citate Linee di indirizzo è di fatto imputabile al contesto emergenziale pandemico”.
In ogni caso, ha spiegato Schillaci, “il Ministero già a partire dall’anno 2022, ha ripreso ed avviato degli approfondimenti sulle informazioni relative a tali attività, promuovendo specifiche analisi sui dati relativi ai tempi medi di attesa in pronto soccorso. Inoltre, il Ministero ha ritenuto opportuno predisporre uno specifico adempimento Lea sul livello di recepimento delle citate linee di indirizzo, in particolare sull’implementazione dell’adozione dei piani operativi, le ricadute sui flussi informativi e l’introduzione della funzione di bed management”. Sul personale, infine, il ministro ha voluto ribadire il suo “impegno ad andare oltre la proroga delle misure emergenziali che ho già messo in campo ed ampliato, realizzando una strategia generale che riveda l’intero assetto relativo al reclutamento del personale sanitario con misure di carattere sistemico, anche intervenendo d’intesa con il Ministro dell’università sul tema degli accessi ai corsi universitari e alle scuole di specializzazione”.
Schillaci, infine, su input del gruppo Noi moderati che lo ha interrogato sul tema dello psicologo di base, ha garantito l’impegno per potere arrivare a un testo condivo che ne istituisca la figura: “Assicuro che per gli aspetti di competenza, il mio Dicastero, allo scopo di definire gli interventi maggiormente appropriati, con particolare riguardo ai necessari requisiti formativi dei professionisti interessati, effettuerà ogni necessario approfondimento che possa consentire di addivenire ad un testo normativo che sia condiviso in maniera sinergica, a livello parlamentare e governativo, e tenendo conto degli sviluppi in essere negli ambiti della riorganizzazione della medicina territoriale e della gestione dei servizi per la salute mentale”.