Lettera al Direttore inviata a Quotidiano Sanità e pubblicata il 02 maggio 2017
Desidero riprendere la proposta del dott. Guido Quici perché la ritengo interessante e condivisibile anche se può sembrare fuori tempo massimo. Mi riferisco alla proposta di istituzione presso il Ministero della Salute di un’area contrattuale delle professioni sanitarie sia della dirigenza che del comparto.
Effettivamente i temi e i problemi che abbiamo trattato in questi anni di blocco contrattuale (il rapporto tra le professioni, il precariato, le dotazioni organiche, il problema della responsabilità e delle assicurazioni, l’attuazione del Patto per la Salute, il tavolo sulla professione infermieristica con le proposte per la gestione delle cronicità, l’organizzazione degli ospedali per intensità di cure,…) sono collegati con l’organizzazione del lavoro e quindi con i contratti di lavoro che disciplinano le remunerazioni delle carriere e l’impatto delle condizioni di lavoro e, nello stesso tempo, descrivono con le declaratorie le mansioni richieste.
L’esperienza della riforma Brunetta applicata alla sanità ha mostrato chiaramente i limiti di una mera trasposizione dell’impianto organizzativo “modello ministero” all’interno del sistema salute: una burocratizzazione dei servizi e delle professionalità che ha demotivato e oggettivizzato l’agire clinico-assistenziale. Se poi utilizziamo il combinato disposto delle norme finanziarie, dei decreti appropriatezza e Balduzzi, allora la dominanza economica e contabile ci avvicina più agli attuari che a erogatori di salute.
In un sistema come quello sanitario la complessità e l’integrazione dei servizi vanno considerati quali elementi di analisi e valutazione unitarie per garantire una risposta coordinata ai cittadini. Medicina territoriale, farmacie, ospedali, professionisti sanitari del comparto e dirigenti sanitari sono attori di un sistema che non può essere parcellizzato in monadi indipendenti. In sanità il lavoro d’equipe rappresenta la principale forma di lavoro e la condivisione del metodo di lavoro e dei disagi legati alle condizioni di lavoro non può valere per una categoria e non per l’altra. I problemi di dotazioni organiche e orario di lavoro con le relative flessibilità (part time, pronta disponibilità, turni, …) sono comuni e peculiari nell’ambito sanitario come anche l’obbligo di formazione, di assicurazione e di iscrizione all’albo professionale.
Una discussione di questi temi presso il ministero della salute in un apposito livello di contrattazione può certamente essere d’aiuto nell’armonizzare i contratti e nell’evitare contenziosi di principio che blocchino l’organizzazione dei servizi.
Se ciò sarà possibile, penso sia molto difficile stante il quadro normativo in definizione ma un segnale di cambiamento appare sempre più necessario.
Andrea Bottega
Segretario nazionale Nursind