Il ministero della Salute ha diramato una dettagliata circolare che fa il punto sull’andamento dell’influenza in questi due anni di pandemia. Se è vero che i casi sono quasi azzerati il primo anno già nella stagione scorsa il virus è tornato a colpire anche se in misura sempre ridotta. Ma ora gli esperti temono che proprio perché in queste ultime due stagioni meno persone sono state esposte a virus respiratori stagionali, l’immunità della popolazione potrebbe esser diminuita e quindi potrebbe aumentare la possibilità di osservare focolai rilevanti. LA CIRCOLARE.
07 LUG –
Da due anni, con l’inizio della pandemia mondiale di Covid, l’influenza stagionale ha colpito molto meno, quasi azzerandosi in alcune realtà.
A livello globale, secondo dati Oms, la percentuale di positività ai test per virus influenzali, nel periodo compreso tra settembre 2021 e gennaio 2022, è stata inferiore al 3%. Prima della pandemia COVID-19 (2017-2020), la percentuale media di positività, durante periodi di segnalazione simili, era del 17%.
Tuttavia, sempre secondo l’Oms, rispetto alla stagione influenzale 2020-2021, i Paesi della zona temperata dell’emisfero settentrionale nella stagione 2021-2022 hanno riportato un aumento di oltre 2,5 volte nel numero di campioni testati per influenza e di oltre 35 volte nel numero di campioni risultati positivi per virus influenzali.
Secondo gli esperti – sottolinea il Ministero della Salute in una circolare molto dettagliata sull’influenza stagionale e sulle misure di prevenzione comunque da adottare a partire dalla vaccinazione – è possibile che molteplici fattori concorrano a realizzare questo cambiamento epidemiologico: gli interventi non farmacologici, la riduzione di movimento della popolazione (sia locale che a lunga distanza), possibili interazioni virus-virus, talvolta indicate come “interferenza virale”.
Ma proprio perché in queste ultime due stagioni meno persone sono state esposte a virus respiratori stagionali, quali l’influenza e il VRS, l’immunità della popolazione – osserva ancora il ministero – potrebbe esser diminuita e quindi potrebbe aumentare la possibilità di osservare focolai rilevanti, specialmente se causati da ceppi nuovi o introdotti di recente.
Inoltre, anche se l’attività dell’influenza stagionale è bassa, la prosecuzione della vaccinazione annuale contro l’influenza è ancora fondamentale per assicurare una certa immunità nella popolazione.
Pertanto, scrive il ministero, è necessario continuare a monitorare e prepararsi alla prossima epidemia di influenza stagionale e a pandemie influenzali future: sorveglianza e test continui, indagini rapide sui focolai, sequenziamento tempestivo e condivisione dei dati sono di fondamentale importanza.
Queste le categorie più a rischio da vaccinare con la massima priorità:
Operatori sanitari: gli operatori sanitari, compresi gli operatori sanitari ospedalieri e quelli delle strutture di assistenza a lungo termine (ad esempio, case di cura, strutture residenziali sociosanitarie e socioassistenziali, ecc.), sono considerati uno dei gruppi di massima priorità a cui somministrare il vaccino antinfluenzale durante la pandemia COVID-19 per ridurre al minimo: l’assenteismo dovuto all’influenza, la trasmissione dell’influenza a pazienti vulnerabili e l’impatto sul sistema sanitario in generale.
Quando le scorte di vaccino lo permettono, la vaccinazione antinfluenzale dovrebbe essere estesa a tutti i lavoratori delle strutture sanitarie, compreso il personale ambulatoriale e il personale di supporto (per esempio, il personale di pulizia e di sicurezza). Se le scorte di vaccino sono insufficienti per tale personale, gli operatori sanitari dovrebbero avere la priorità in base al rischio di infezione tra di loro e tra coloro di cui si prendono cura.
Adulti anziani: come per l’influenza, la gravità della malattia COVID-19 è fortemente associata all’età avanzata, e gli adulti più anziani sono a maggior rischio di forme gravi di malattia e di decesso rispetto agli adulti più giovani.
L’OMS raccomanda di considerare attentamente di dare la priorità agli adulti anziani ricoverati in strutture assistenziali a lungo termine o assistiti a domicilio. Inoltre, si dovrebbe considerare di estendere questo gruppo a rischio includendo gli adulti oltre i 60 anni di età che sono a più alto rischio di COVID19 grave.
Donne in gravidanza: Le donne in gravidanza appartengono alla popolazione con la massima priorità per l’offerta vaccinale e, se le scorte lo permettono, dovrebbero ricevere il vaccino in via prioritaria. I dati emergenti, ancora molto limitati, sull’infezione da SARSCoV-2 nelle donne in gravidanza suggeriscono un potenziale aumentato rischio di forme gravi di malattia.
Persone con patologie di base: le persone con patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza, quali diabete, ipertensione, HIV/AIDS, asma e altre malattie croniche cardiache o polmonari sono probabilmente a più alto rischio di malattia COVID19 grave. Tali popolazioni dovrebbero continuare ad avere priorità per la vaccinazione 28 antinfluenzale, per proteggerli dall’influenza ma anche per minimizzare il rischio di infezione da SARS-CoV-2 e quindi ridurre i ricoveri ospedalieri per influenza, che potrebbero stressare ulteriormente il sistema sanitario.
Bambini: anche se i dati attualmente indicano che i bambini, in particolare quelli di età inferiore ai 5 anni, non sono a maggior rischio di COVID-19 grave, rimangono un gruppo prioritario per l’offerta della vaccinazione antinfluenzale a causa del loro rischio di forme gravi di influenza, in particolare quelli di età compresa tra i 6 mesi e i due anni. I Paesi che si sono dotati di formulazioni specifiche di vaccini antinfluenzali mirati per l’uso nei bambini (ad esempio, vaccini antinfluenzali vivi attenuati) dovrebbero continuare a somministrarli.
La vaccinazione gratuita: tutte le categorie che ne hanno diritto
In Italia, ricorda il ministero, in accordo con gli obiettivi della pianificazione sanitaria nazionale e con il perseguimento degli obiettivi specifici del programma di immunizzazione contro l’influenza, la vaccinazione antinfluenzale viene offerta attivamente e gratuitamente ai soggetti che per le loro condizioni personali corrono un maggior rischio di complicanze nel caso contraggano l’influenza.
Il ministerro raccomanda di anticipare la conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale, a partire dall’inizio di ottobre e di offrire la vaccinazione ai soggetti eleggibili in qualsiasi momento della stagione influenzale, anche se si presentano in ritardo per la vaccinazione.
Il ministero sottolinea poi che, poiché permane una situazione pandemica COVID-19, va valutata l’opportunità di raccomandare la vaccinazione antinfluenzale nella fascia di età 6 mesi – 6 anni, anche al fine di ridurre la circolazione del virus influenzale fra gli adulti e gli anziani (vedi prospetto qui sotto che riporta tutte le categorie per le quali la vaccinazione è raccomandata ed offerta attivamente e gratuitamente).
**Anche per la stagione 2022-2023, vista l’attuale circolazione del virus SARS-CoV-2,
al fine di ridurre la probabilità che l’eziologia della malattia sia il virus influenzale e
quindi di facilitare la diagnosi differenziale nelle fasce d’età di maggiore rischio di
malattia grave, la vaccinazione antinfluenzale è fortemente raccomandata e può essere
offerta gratuitamente nella fascia d’età 60-64 anni.
Per quanto riguarda gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie che operano
a contatto con i pazienti, e gli anziani istituzionalizzati in strutture residenziali o di
lungo degenza, la vaccinazione è fortemente raccomandata.
07 luglio 2022
FONTE: QUOTIDIANO SANITA’ (LINK: https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=106149)
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