La Pubblica Amministrazione si prepara ad assumere e stabilizzare decine di migliaia di dipendenti, una cifra che, stando alle richieste dei vari comparti, si aggira tra le 80 e le 95mila unità.
La Pubblica Amministrazione si prepara a un’infornata di assunzioni. Secondo quanto verrà stabilito dalla riforma della Pa all’esame del Parlamento, nel corso dei prossimi mesi alcuni comparti del settore pubblico si preparano ad accogliere nuovi dipendenti statali, in particolare nel comparto dell’Istruzione e degli Enti locali. Dal ministero dell’Istruzione chiedono circa 25mila nuove assunzioni per sopperire al turn over e a varie carenze di organico e i Comuni attendono personale aggiuntivo per gestire il turn over ordinario. Come specifica Il Sole 24 Ore: “Il primo ampliamento degli spazi per nuove assunzioni riguarda i Comuni, e dovrebbe arrivare nei prossimi giorni come piatto forte del decreto enti locali in costruzione ormai da settimane. Ad alimentare le richieste dei sindaci c’è il fatto che in questi anni i Comuni hanno subito un doppio carico. Il primo, condiviso con gli altri settori dell’amministrazione, è rappresentato dai limiti stretti sul turn over, che negli enti sopra i 10mila abitanti (dove si concentra il 72% del personale comunale) permettono di dedicare a nuove assunzioni un quarto della spesa di personale, e lasciano spazi più ampi solo nei paesi più piccoli (turn over al 75% fra mille e 9.999 abitanti, e al 100% sotto i mille residenti). Di qui i correttivi che dovrebbero arrivare con il decreto enti locali, e che in base alle ipotesi tecniche elaborate in questi giorni potrebbero alzare dal 25 al 50% il turn over nei Comuni più grandi e portarlo fino al 100% in quelli più piccoli che oggi si fermano al 75 per cento. In questo caso, sulla base della distribuzione attuale del personale fra le diverse classi demografiche, si possono stimare almeno 5mila assunzioni in più. Se invece il confronto politico portasse a far salire al 75% il turn over anche negli enti più grandi, i possibili nuovi ingressi aggiuntivi arriverebbero a quota 8-9mila”.
Per quanto riguarda invece il comparto scuola, dopo il maxi-piano varato dal governo Renzi per la stabilizzazione di 90mila docenti, a settembre arriverà una nuova ondata di assunzioni: “Oltre al turn over (da coprire al 50% stabilizzando precari storici delle «Gae» e al restante 50% da concorsi) si conteggeranno anche le cattedre trasformate da «organico di fatto» in «organico di diritto» (solo questa misura costa all’Erario 400 milioni l’anno, stanziati con la precedente legge di Bilancio)”. Fino a quando però non decollerà formalmente il nuovo sistema di formazione dei docenti previsto dalla Buona Scuola, il settore dovrà affrontare una fase transitoria costituita del ritorno dei “concorsi semplificati” per circa 60mila precari, una fase che durerà circa 4 o 5 anni e terminerà con l’arrivo dei docenti formati dal nuovo sistema. Questa fase transitoria è però duramente criticata perché i concorsi semplificati non si baseranno sul merito, ma sull’anzianità di servizio, allungando di fatto i tempi di attesa per i giovani docenti. Inoltre, anche in questa fase ci saranno da affrontare problematiche che già nel 2015 hanno provocato non pochi malumori nella classe docente: i precari sono al Sud, mentre le cattedre vacanti si trovano al Nord. Anche con questo meccanismo, quindi, al Nord si continuerà ad avere migliaia di cattedre scoperte da coprire con supplenti, mentre al Centro-Sud troppi docenti rispetto al fabbisogno.
Stando al decreto all’esame del Parlamento, i precari della Pubblica Amministrazione per sperare nella stabilizzazione dovranno aver maturato tre anni di servizio negli ultimi otto anni all’interno dell’amministrazione che procede alle assunzioni.
di Charlotte Matteini
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