Gli stipendi degli insegnanti italiani sono tra i più bassi d’Europa e, restando nei confini nazionali, inferiori a quelli degli altri dipendenti pubblici. Il mestiere di idraulico, sotto il profilo remunerativo, è più accattivante.
Come scrive nel libro Sopravvivere a scuola. Manuale di Istruzione Mario Maviglia, già direttore didattico, ispettore e provveditore di Brescia, «fare l’insegnante non è una missione. […] È una professione che dovrebbe essere ben retribuita. E quella della missione è una leggenda servita a tenere stipendi bassi e far perdere considerazione sociale».
Nell’inserto Lettura del Corriere della Sera del 6 febbraio scorso, Gianna Fregonara e Orsola Riva proponevano ai lettori un bell’articolo che spiegava perché la scuola non rappresenta più un posto di lavoro attraente.
Da Nashville (Tennessee), – ricordavano le due giornaliste – nel maggio del ’63, alla Vanderbilt University, J.F. Kennedy parlò del ruolo dell’educazione, della cultura e della scienza nella società americana: «Solo cinici e scettici non vedono nulla di male nel pagare coloro ai quali affidano le menti dei loro figli uno stipendio inferiore a quello pagato a coloro ai quali affidano la manutenzione del loro impianto idraulico».
Settant’anni dopo, in Italia, gli insegnanti continuano a essere pagati meno di un idraulico.
Però, aggiungono Fregonara e Riva, se «prima mezza giornata di lavoro e ferie estive bastavano a compensare l’esiguità dei compensi, oggi che l’impegno si è fatto più gravoso e la considerazione sociale è scesa ai minimi, nessuno vuole più fare il prof».
È questo il punto! La professione docente non ha più la considerazione sociale che aveva un tempo e non è economicamente appetibile.
Secondo un’indagine condotta dall’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani diretto dal professor Carlo Cottarelli, in Italia gli stipendi dei docenti della scuola pubblica sono in linea con quelli degli altri paesi solo all’inizio, ma gli aumenti nel corso della vita lavorativa sono tra i più bassi.
Nel Bel Paese, gli insegnanti, oltre ad aver perso considerazione sociale, a parità di titolo, sono i professionisti con stipendi più bassi nel pubblico impiego.
Il paradosso è che – a fronte di tale situazione, con contratto scaduto dal 2018 e l’inflazione al 7%, l’aumento previsto è di appena 40 euro netti al mese, pari al 4%, così da non recuperare neanche la perdita di potere d’acquisto.
Giuseppe Candido
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