Roma, 17 marzo – Il Cannizzaro di Catania dovrà pagare l’assegno alimentare (pari la 50 per cento dello stipendio tabellare) a decorrere dal 1 gennaio 2022 a cinque infermieri dipendenti dell’azienda sanitaria e sospesi dal servizio per mancata vaccinazione. Lo ha stabilito nella misura interinale cautelare il giudice del lavoro del capoluogo etneo Mario Fiorentino, seppure in via momentanea e in attesa del giudizio di costituzionalità della Consulta cui è stato inviato l’atto. Ne dà notizia il Nursind che ha seguito da vicino la battaglia dei ricorrenti e che adesso aspetta e spera in un pronunciamento favorevole degli ermellini. “Qui non è in discussione la valenza e l’efficacia dei vaccini per fronteggiare la pandemia, che ci ha visto fin dall’inizio in prima linea in innumerevoli campagne di sensibilizzazione – spiega Salvatore Vaccaro vicesegretario nazionale del Nursind e segretario provinciale di Catania -. Qui è in gioco il rispetto della dignità della persona. Un rispetto venuto meno nel momento in cui, con l’entrata in vigore del decreto sull’obbligo vaccinale (ex art 4 del dl 1 aprile 2021, n 44), al personale sanitario non vaccinato e sospeso dal servizio è stata negata non solo la retribuzione, ma persino qualsiasi altro tipo di compenso o emolumento, inclusi quindi gli assegni alimentari”.
Proprio la decisione di sottoporre tale questione al vaglio di costituzionalità, sottolinea il sindacato, “ci rafforza nella convinzione che la nostra battaglia sia giusta. Non è in ballo, infatti, solo il diritto al lavoro, caposaldo della nostra Carta, ma anche il mero sostentamento dei lavoratori, sospesi dagli ordini professionali e impossibilitati a percepire alcuna forma alternativa di reddito. Una possibilità di provvedere almeno ai bisogni primari che, tra l’altro, la recente giurisprudenza costituzionale non ha negato neppure ai condannati per reati quali terrorismo e associazione mafiosa”.
“Ecco perché – incalza Vaccaro – il decreto sull’obbligo vaccinale crea uno sbilanciamento intollerabile che lede anche l’articolo 3 della nostra Costituzione. Il paradosso poi è che la mancata vaccinazione non è considerata dalla legge un atto penalmente e disciplinarmente rilevante. Eppure agli infermieri sospesi è negato non solo l’accesso a istituti quali appunto l’assegno alimentare, ma trattandosi della sospensione di lavoratori dipendenti, anche il diritto all’indennità di disoccupazione”.
In questa battaglia, infine, il sindacato, oltre a richiamarsi al Ccnl, fa leva su un altro aspetto che discende dalle disposizioni del Governo e che considera “assolutamente non secondario”, vale a dire “la durata della misura”: “Dal 15 dicembre 2021 siamo passati al 15 giugno del 2022. Ma davvero – conclude – è ipotizzabile lasciare a pane acqua questi lavoratori per così tanto tempo?”.
Ufficio stampa Nursind
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