di Barbara Mangiacavalli*
Due partite aperte per gli infermieri nell’immediato e per i prossimi anni, almeno fino al 2026, scadenza del Pnrr: rilanciare il contratto e l’organizzazione del lavoro; ristrutturare la professione perché sia più equa e attrattiva con più sbocchi professionali e di carriera.
Per il primo aspetto la Fnopi non è direttamente coinvolta nell’azione necessaria, in quanto la legge 3/2018 esclude, per gli ordini, azioni proprie del sindacato, ma la nostra Federazione sta svolgendo incontri con le organizzazioni sindacali per una collaborazione e un supporto proattivo alla crescita della professione anche dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro, del trattamento economico e della carriera.
Fnopi ha ricordato a questo proposito l’erogazione delle indennità di specificità, il tema del vincolo di esclusività, lo sviluppo contrattuale delle specializzazioni, la salvaguardia degli incarichi professionali e di organizzazione.
E’ fondamentale dare maggiore spazio e realizzazione alla specificità infermieristica già sancita con un’indennità nella legge di Bilancio 2021, ma che dovrebbe essere ampliata, applicata e a cui potrebbe anche fare seguito la realizzazione di una specifica area infermieristica che riconosca peculiarità, competenza e indispensabilità ormai evidenti di una categoria che rappresenta oltre il 41% delle forze del Servizio sanitario nazionale e oltre il 61% degli organici delle professioni sanitarie. A questi argomenti si aggiunge anche l’opportunità del superamento dei limiti di legge alla costituzione dei fondi contrattuali adeguati a dare risposte alla professionalità infermieristica.
Alta anche l’attenzione a standard per staffing – l’organizzazione del personale – adeguati, ma anche al ruolo centrale dei nostri professionisti nel Pnrr. In questo senso è di attualità il decreto-legge 80/2021 sulle misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni, funzionale all’attuazione del Pnrr.
Nel confronto con i sindacati poi non sono mancati i temi della carenza infermieristica (programmazione universitaria, rischi svalutazione, mancate cure ai cittadini, confronto con livelli Europei); lo sviluppo di dirigenza e management; la gestione e il governo dei processi assistenziali, autonomi, responsabili e proattivi, nei vari contesti di esercizio professionale; particolare attenzione è stata riservata al tema delle strutture sociosanitarie del mondo privato e convenzionato.
Per quanto riguarda la formazione, è necessario riequilibrare i fabbisogni universitari, consentendo agli Atenei di acquisire maggiori disponibilità – anche grazie al Pnrr – che possano dare spazio alla formazione di un numero sufficiente di infermieri rispetto alla domanda e ai bisogni dei cittadini.
Legate al maggior fabbisogno, ci sono le specializzazioni, ma anche la previsione – legislativa – di un maggior numero di docenti infermieri: è necessario che a formare gli infermieri siano gli infermieri.
Secondo la Federazione, rispetto alla scarsità degli organici, per fare in modo che il Pnrr non rischi un default con “contenitori” nuovi, vuoti però di “contenuti” (i professionisti) e per affermare il nuovo, necessario modello di assistenza territoriale che, soprattutto durante la pandemia, ha mostrato tutte le sue carenze, è necessario dare pieno seguito e consolidare il ruolo dell’infermiere di famiglia e comunità – finora le previsioni di assunzioni del decreto Rilancio di 9.600 professionisti sono state applicate solo al 12-13% –,anche in base alle proiezioni che l’Agenas ha fatto per la realizzazione delle strutture previste dal Recovery Plan: un infermiere di famiglia e comunità ogni 2mila-2,500 abitanti (quindi circa 21-23mila).
Questo è anche il primo passo per l’affermazione delle specializzazioni infermieristiche, che devono rappresentare una crescita formativa e professionale legata non più solo al management, ma anche e soprattutto alla carriera clinica, grazie alla revisione della laurea magistrale o anche a nuovi percorsi post-laurea.
La Fnopi ha intrapreso negli ultimi anni un percorso per l’attivazione delle specializzazioni infermieristiche che consentirebbero un miglior sviluppo di strutture a bassa intensità di cura (es. revisione dei modelli organizzativi secondo il Pnrrquali ospedali di comunità, reparti a gestione infermieristica, ambulatori infermieristici ecc.) e ad alta intensità di cura (pronto soccorso con trattamento infermieristico dei casi minori, mezzi di soccorso avanzati infermieristici in emergenza urgenza ecc.), permettendo un maggiore raccordo tra ospedale e territorio, abbattendo le liste di attesa e facilitando la soluzione dei bisogni dei cittadini, soprattutto a livello domiciliare.
A questo percorso di specializzazione infermieristica si dovrebbe affiancare il principio dell’infungibilità, legata anche alla necessità di modelli di coordinamento trasversale dei percorsi assistenziali, rendendo attivi ruoli infermieristici con perfezionamento clinico e nel management, formato a vari livelli e in grado di orientare, governare sia i processi assistenziali tipici di una certa area clinica, sia le competenze professionali per realizzarli. Tutte misure di rilancio della professione che sottendono a un unico principio: senza infermieri non c’è salute.
*Presidente Fnopi – Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche
FONTE: NURSIND SANITA’ (LINK: https://www.nursindsanita.it/2021/10/14/sanita-ora-spazio-a-una-specifica-area-che-riconosca-lindispensabilita-degli-infermieri/)
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