Intervista a Rino Di Meglio, segretario generale della Confederazione Generale Sindacale e coordinatore nazionale della Federazione Gilda Unams.
A cura di Mara Passafiume.
Con il governo guidato da Mario Draghi e con il nuovo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi dovrebbe aprirsi una fase nuova per la scuola, considerando anche le risorse che arriveranno per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Molti i problemi da risolvere ma tante anche le opportunità da cogliere.
Ne parliamo con Rino Di Meglio, segretario generale Cgs e coordinatore nazionale Fgu.
Segretario, con il ministro Bianchi sembra aprirsi una fase nuova per la scuola ma siamo ancora in un momento delicato, caratterizzato da incertezza a causa della situazione epidemiologica.
Con il nuovo ministro sembra che le relazioni si stiano instradando su un piano di normalità.
E’ già un fatto molto importante perché nell’ultimo anno la situazione era diventata molto difficile anche sul piano del semplice confronto.
L’emergenza pandemica non rende le cose facili per nessuno, né per chi deve governare il sistema, né per chi deve tutelare gli interessi del personale.
Tutti siamo per una scuola in presenza, la didattica a distanza è solo un surrogato di scuola, ma bisogna agire con prudenza perché in questa drammatica fase la salute e la sicurezza vanno anteposte a tutto.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che prevede importanti risorse per il settore “Istruzione e Ricerca”, è sicuramente un’opportunità.
Ci auguriamo che il governo sappia cogliere questa occasione ed investire bene per il futuro della scuola, si tratta di un’occasione irripetibile e sarebbe peccato sprecare le risorse.
La vera grande rivoluzione che in Italia non si è mai compiuta è il superamento di lungaggini e pastoie burocratiche che, nei decenni, hanno creato sprechi incredibili ed indicibili.
Per affrontare l’emergenza, alla scuola italiana sarebbero stati necessari spazi e personale. Partiamo dalla constatazione che non abbiamo avuto nessuno dei due elementi per costruire un futuro migliore alla prossima generazione.
All’edilizia scolastica si può collegare anche il risparmio energetico: si pensi al risparmio futuro di energia che si potrebbe realizzare dotando i 42.000 edifici scolastici di illuminazione a basso consumo e, laddove possibile, di pannelli solari.
Bisogna dotare il Sud di scuole a tempo pieno e Scuola dell’infanzia, se vogliamo iniziare a recuperare lo svantaggio educativo.
Un tema particolarmente importante per la Fgu è quello del reclutamento: qual è la vostra proposta per un nuovo sistema volto a garantire stabilità e qualità per la professione docente?
Nell’ultimo ventennio la scuola è diventata una fabbrica di precari, siamo quasi ad un docente precario ogni quattro.
Bisogna innanzitutto procedere ad un piano straordinario di assunzioni, con una selezione semplificata e rapida e, contemporaneamente, realizzare un meccanismo strutturale di reclutamento, altrimenti saremo sempre a replicare le stesse situazioni.
Il sistema dei concorsi deve essere serio, ma veloce. Noi abbiamo presentato delle proposte, ci auguriamo che vengano lette e discusse.
Il ministro dell’Istruzione ha aperto un tavolo con i sindacati per la definizione di un Patto per l’istruzione e la formazione. Quali sono, a suo avviso, le priorità della scuola che dovrebbero essere messe nero su bianco?
Non sono molto affezionato ai grandi tavoli che rischiano di durare più del governo. Preferisco cose semplici e fattibili: trattamento economico decoroso ai docenti, sburocratizzazione della vita scolastica, scuole decenti, classi meno affollate, rispetto della libertà di insegnamento e della professionalità, connessioni e strumentazioni digitali per tutte le scuole.
M.P.
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