A pagare il prezzo più alto in questa pandemia sono gli infermieri, lo hanno fatto in termini di contagio, di vite e di sequele psicologiche che si porteranno dietro per sempre. Una categoria che non ha mai conosciuto tregua in quest’anno di emergenza, sempre in carenza di organico, rincorrendo il virus e rinviando ferie e riposi.
A sondare le condizioni del personale infermieristico ed ostetrico delle aziende e delle RSA di Udine è il NurSind.
“Al sondaggio hanno risposto 412 infermieri, ma le schede stanno continuando ad arrivare – afferma il segretario territoriale NurSind Udine, Afrim Caslli – ci siamo dati ancora una settimana di tempo per raccogliere altri dati. Obiettivo dello studio – continua – è analizzare come la pandemia abbia inciso sui livelli di stress e sul tono dell’umore di infermieri ed ostetriche.”
Il sondaggio
La stragrande maggioranza degli infermieri intervistati è donna, età media 46 anni.
Quasi metà di quanti hanno risposto al sondaggio ha affermato di “non farcela più”, ed un 14% teme che aver assistito ad una sofferenza di tale portata, concentrata in un lasso di tempo relativamente breve, li abbia induriti e abbiano perso di umanità.
Il 90% degli intervistati ammette che il lavoro sta creando disagi familiari e la metà rivela di soffrire di ansia, paura, insonnia e di provare delusione.
Il 68% del personale infermieristico ed ostetrico è demotivato, dato che, secondo il sindacalista, è confermato anche dal crescente numero di infermieri che continua a licenziarsi, scegliendo di lavorare come libero professionista.
Questo processo è dato anche dalla crescente sfiducia nella direzione generale (il 70% secondo i dati del sondaggio), dalla disorganizzazione aziendale e dai turni massacranti e crescente carico di lavoro.
Conclude Caslli: “Alla politica regionale chiederemo di trovare i fondi per gli Eroi, che hanno accumulato straordinari, rinunciato a ferie, riposi ed alle loro famiglie”.
Marialuisa Asta
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