Lettera inviata al Direttore di Quotidiano Sanità e pubblicata il 07/02/2017
Gentile direttore,
sul caso del collega di Ancona che rischia di essere sanzionato disciplinarmente per aver rivendicato un diritto stabilito da direttive europee recepite nel nostro ordinamento con il Dlgs 66/2003
(http://www.infermieristicamente.it/articolo/7333/conti-nursind-ancona-puo-essere-sanzionato-il-diritto-al-riposo/ desidero anch’io, in qualità di Segretario Nazionale del sindacato Nursind, esprimere alcune considerazioni.
Nel merito della questione ho già avuto modo di esprimermi nel settembre 2015 (http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=31347 ) quando affermavo che la tutela della salute e della sicurezza del lavoratore (e, aggiungo, dell’utenza) imponeva, secondo lo spirito della legge, il conteggio delle 11 ore di riposo dalla fine del turno di lavoro.
I fatti descritti (16 ore di lavoro nelle 24 ore, 5 ore di riposo dopo 8 ore di lavoro notturno, in piedi, in sala operatoria!) hanno una evidenza in sé che non servirebbe nemmeno citare una norma di legge ma basterebbe un poco di buon senso per capire che la loro contestazione disciplinare è quanto meno inopportuna, perché la questione in direzione provinciale del lavoro potrebbe avere dei risvolti sanzionatori sugli orari dell’intera UO.
Stupisce nella descrizione dei fatti che il datore di lavoro si sia permesso volontariamente di disturbare il riposo del lavoratore notturno chiamandolo a casa dopo solo 3 ore di riposo quando lo stesso aveva chiaramente dato giustificazione dell’assenza (dovrebbe essere di interesse aziendale evitare le violazioni di legge sanzionabili).
Pongo un altro punto di riflessione considerato che codesto quotidiano, assieme a diverse associazioni, si è prodigato per una tempestiva approvazione del Ddl “Responsabilità professionale”. Che senso ha prevenire e gestire il rischio clinico se le Aziende sanitarie ci obbligano disciplinarmente ad andare incontro al rischio di errori anziché prevenirli?
Sull’atteggiamento della dirigenza infermieristica non posso che ribadire quanto già espresso da Daniele Carbocci (http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=45004 ) su codesto spazio. Anche questo esempio è conferma della validità della sua analisi.
La risposta del Direttore Generale dell’Azienda in Veneto sarebbe definita “peggio il tacon del buso”: un mal comune mezzo gaudio tra tutti i datori di lavoro pubblici e una pietra tombale sui diritti dei lavoratori e della persona umana. Poco importa se la “disposizione di servizio” viola la legge e il buon senso, l’organizzazione del lavoro ha valore in sé, non deve essere funzionale a garantire cure sicure e di qualità, deve realizzarsi sempre e comunque tanto degli errori risponde sempre il professionista in prima persona.
Ciò che più fa riflettere il sindacato è lo spregio più volte denunciato in diverse sedi della dignità del lavoro e dei lavoratori. Il valore della dignità della persona e la sua realizzazione sociale attraverso il lavoro e l’impegno comune sono i cardini della nostra Carta Costituzionale.
Oggi nelle politiche di governo e aziendali continuiamo a vedere la rimozione dei diritti sociali e la volontà, come in questo caso, di colpirne uno per educarne cento. Questo non deve essere permesso. Il dissenso verso questo massacro di classe non può fermarsi all’indignazione e deve trovare il limite nel fronte comune delle rappresentanze dei lavoratori unite a difesa dei pochi diritti ancora rimasti.
Per tale motivo ritengo di grande valore la solidarietà espressa dal dott. Oriano Mercante dell’Anaao Marche (http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=47600 ): condivido pienamente le sue parole e lo ringrazio. In particolare colgo quella volontà proprio di fare fronte comune tra sindacati della dirigenza e del comparto per la tutela dei diritti dei lavoratori. L’impegno del Nursind è di trovare dei punti comuni di resistenza contro il sistema che ci vuole a completo servizio degli interessi economici di chi governa l’Azienda, la Regione, lo Stato.
Tutto a costo zero, a diritti zero, pena il pubblico ludibrio attraverso la diffusione di post-verità sui diritti della legge 104/92, sugli esoneri, sull’assenteismo, ecc. e la realizzazione di una lotta tra lavoratori pubblici e privati in uno scontro fratricida per chiedere di togliere diritti agli uni e agli altri anziché chiedere più diritti e dignità per tutti conseguendo un progresso civile di realizzazione della persona umana.
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