Sanità, Governo e Regioni litigano sui tagli: “Mancano 422 milioni”
„”Inaccettabile cronaca di una morte annunciata”. Drammatici toni nel nuovo scontro che oppone il Governo centrale agli enti locali con le Regioni in difficoltà nella riorganizzazione dei sistemi sanitari locali: “Stanziati 800 milioni, ne servono il doppio”“
Prima il governo Monti, poi Renzi: in comune i tagli lineari “perpetrati senza soluzione di continuità che stanno affossando la sanità pubblica“. Ha toni davvero drammatici la denuncia del senatore d’Ambrosio Lettieri (CoR/Direzione Italia). Il componente della Commissione Sanità di palazzo Madama avverte: “E’ inaccettabile che i tagli al fondo sanitario nazionale mettono a rischio i nuovi Livelli essenziali di assistenza”
Il nodo è tutto nella ripartizione dei fondi sanitariche lo Stato attribuisce alle Regioni e nei meccanismi che consentono alle regioni a statuto speciale di sfilarsi dal contributo alla finanza pubblica. Secondo Lettieri le Regioni ordinarie nel 2017 dovranno farsi carico del taglio di 422 milioni di euro al fondo sanitario nazionale non avendo le speciali accettato i tagli corrispondenti della legge di stabilità 2016.
Lo scenario
Come chiarito dallo stesso ministero della Salute è una conseguenza dell’intesa raggiunta raggiunta in Conferenza Stato-Regioni l’11 febbraio 2016 per allocare gli effetti finanziari delle manovra attuata dal governo precedente. Le Regioni a statuto speciale avrebbero dovuto concludere specifici accordi con il governo per contribuire alla manovra, ma hanno scelto di ricorrere alla Corte costituzionale contro le disposizioni stabilite dalla manovra.
Ecco dunque che se Valle D’Aosta, Trentino, Friuli, Sicilia e Sardegna non si adegueranno sarannò gli altri cittadini italiani a farsi carico del supplemento di manovra anche per loro conto. Appunto 422 milioni di euro che finiranno col pesare soprattutto su alcune regioni in forte difficoltà anche a causa di cattiva gestione politico-amministrativa e che non riescono da tempo a governare la riorganizzazione dei sistemi sanitari locali e sommergono di tasse i cittadini a fronte di servizi totalmente inadeguati e costringono gli operatori sanitari a lavorare in condizioni di estremo disagio: il caso del Lazio è un esempio.
I nuovi Lea a rischio?
“Il timore è che gli ulteriori tagli potrebbero rappresentare la cronaca della morte annunciata dei nuovi Livelli essenziali di assistenza – spiega il senatore Lettieri – Avevamo già detto del rischio di fare le nozze coi fichi secchi con un finanziamento risicato come gli 800 milioni previsti per la loro attuazione, quando in realtà ce ne vorrebbero il doppio. Ma adesso, con i 113 miliardi di euro a valere sul fondo sanitario del 2017 che di fatto scendono a 111 miliardi – considerando il miliardo destinato ai farmaci innovativi, i 400 milioni per i contratti e il taglio di 422 milioni di cui sopra – la situazione si complica ulteriormente”.
Dal ministero della Salute assicurano che il Fondo Sanitario Nazionale nel 2017 è stato aumentato di 2 miliardi di euro e nel 2018 di un ulteriore miliardo di euro anche in vista dell’imminente entrata a regime dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza e dei nuovi Nomenclatori protesici: “per questa specifica finalità sono stati vincolati 800 milioni di euro per anno, e la stessa Ragioneria Generale dello Stato ha ritenuto adeguata la copertura finanziaria”.
Resta tuttavia l’immagine di una Italia sempre più divisa, con una sanità a macchia di leopardo, spesso con ticket insopportabili che pesano soprattutto sulle fasce più deboli di una popolazione che guarda più al proprio diritto alla tutela della salute che alla sostenibilità dei conti