Il governo Gentiloni ha deciso di approvare otto deleghe su nove della riforma. La riforma di Stefania Giannini, dunque, sarà completata da Valeria Fedeli. In alcuni casi non ci sono problemi, in altri restano nodi irrisolti: è il caso, ad esempio, della cosiddetta fase transitoria per i bocciati del Concorsone. Alle elementari la possibilità di ripetere l’anno sarà solo “in casi eccezionali e comprovati”
di Lorenzo Vendemiale | 14 gennaio 2017
Gli innovativi centri per i bambini dagli 0 ai 6 anni, l’insegnante di sostegno più specializzato sulle disabilità, la nuova maturità con due sole prove. Ma anche l’attesa riforma del percorso di carriera dei docenti, il diritto allo studio, la revisione degli istituti professionali e delle scuole d’italiano all’estero, valorizzazione della cultura umanistica. Arriva la seconda parte della Buona Scuola. Un po’ a sorpresa, visto che a fine 2016 sembrava certo che il Ministero avesse intenzione di prendere più tempo per approvare i dossier rimasti in sospeso, almeno quelli più delicati: si parlava di al massimo 2-3 deleghe pronte per essere approvate nei termini. Invece nell’ultimo giorno utile prima della scadenza (fissata al 15 gennaio dalla Legge 107), il governo Gentiloni ha deciso di approvare praticamente tutte le deleghe (delle 9 totali, è rimasto fuori solo la revisione del Testo unico dell’Istruzione). Un cambiamento di strategia dovuto soprattutto alla difficoltà di prorogare i termini: scartata la finestra del Milleproroghe per questioni di opportunità, sarebbe servito un ddl ad hoc, soluzione complessa. La riforma di Stefania Giannini, dunque, sarà completata da Valeria Fedeli. Anche se l’accelerazione è tutt’altro che risolutiva: se alcune deleghe erano pronte da tempo e non presentano particolari problemi (infanzia, maturità e istituti professionali su tutte), per altre sono tanti i nodi da sciogliere. In particolare per il reclutamento, ma in parte anche per il sostegno, i testi sono ancora in forma di bozza e dovranno essere lavorate dalle Commissioni. La strada per una piena realizzazione della riforma della scuola è ancora lunga. Ma adesso forse è un po’ più in discesa.
0-6 ANNI: NUOVI CENTRI E MAESTRE D’ASILO LAUREATE – La riforma del ciclo dell’infanzia studiata dalla responsabile scuola del Pd, Francesca Puglisi (seconda firmataria è proprio la ministra Fedeli) dovrebbe portare novità concrete nella vita delle famiglie italiane: nasceranno dei nuovi centri per l’istruzione dei bambini dagli 0 ai 6 anni, con nidi e asili più integrati tra loro (sarà obbligatoria la laurea anche per gli educatori) e tutti sotto la supervisione del Ministero. Il testo è pronto e nella legge di stabilità sono anche stati stanziati 200 milioni di fondi. L’unica incognita è il pronunciamento sfavorevole della Consulta per l’invasione delle competenze regionali, che potrebbe richiedere qualche aggiustamento.
SOSTEGNO: DOCENTI PIÙ SPECIALIZZATI – Questa è la “creatura” dell’ex sottosegretario Davide Faraone: l’impianto, a grandi linee, prevede una maggiore specializzazione dei docenti di sostegno sulle singole disabilità, un vincolo di permanenza più lungo e uno snellimento delle procedure di certificazione. L’obiettivo è favorire la competenza e la continuità, il rischio è “medicalizzare” le figure degli insegnanti di sostegno. Infatti alcuni punti del testo definitivo sono ancora da definire.
MATURITÀ: ADDIO ALLA TERZA PROVA – Niente più Invalsi all’esame in terza media e terza prova scritta alla maturità, dove peseranno più l’inglese e l’alternanza scuola-lavoro (ma solo a partire dal 2018: a giugno la formula sarà la stessa dello scorso anno). La delega sulla valutazione, certificazione delle competenze ed esami di Stato riguarda principalmente la maturità, ma tocca tutti gli ordini della scuola italiana: alla primaria, ad esempio, spariscono voti in condotta e bocciature: nessun bambino dovrà più ripetere le elementari. O meglio, dopo un lungo dibattito in consiglio dei ministri, con il Guardasigilli Orlando che chiedeva di abolire la bocciatura e la ministra dell’Istruzione Fedeli contraria, la formula di mediazione è che “l’alunno può essere non ammesso solo in casi eccezionali e comprovati”.
DIRITTO ALLO STUDIO – Il decreto per il diritto allo studio riorganizza le prestazioni, anche accessorie, per il sostegno allo studio, Il provvedimento definisce inoltre le modalità per l’individuazione dei requisiti di eleggibilità per l’accesso alle borse. Si tratta dell’atto normativo che completa il programma dell’ormai ex governo Renzi sul diritto allo studio, per cui erano state stanziate le risorse nella legge di stabilità.
ISTITUTI PROFESSIONALI E SCUOLE ALL’ESTERO – Tra le novità della riforma c’è anche il riordino delle scuole d’italiano all’estero: attualmente sono 135, per un totale di 624 insegnanti e 30mila studenti. Un sistema molto frammentario (gestito dalla Farnesina attraverso le singole ambasciate), su cui il Miur interverrà per una maggiore omogeneità nei programmi e nelle regole. Per quanto riguarda gli istituti professionali, verranno ridefiniti gli indirizzi per evitare la sovrapposizione con quelli tecnici.
PIÙ CULTURA UMANISTICA A SCUOLA – L’ultimo decreto prevede che il Ministero, con la collaborazione dell’Indire (l’Istituto per la documentario e la ricerca) e l’Afam (Alta formazione musicale-coreutica), metta in piedi un nuovo sistema coordinato per promuovere maggiormente la conoscenza delle arti (e anche la loro pratica) nei vari gradi della scuola italiana.
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