Intervista a Gianluigi Dotti, responsabile del Centro Studi del sindacato Gilda degli Insegnanti.
A cura di Mara Passafiume.
Questi giorni vedono avviarsi un nuovo anno scolastico per studenti e docenti ed un nuovo governo per il nostro Paese. I problemi che affliggono la scuola sono purtroppo sempre tanti e l’interlocuzione tra le organizzazioni sindacali ed il nuovo governo sarà fondamentale per tentare di risolverli e migliorare il clima all’interno delle aule che ogni mattina accolgono i nostri ragazzi. Ne parliamo con Gianluigi Dotti, responsabile del Centro Studi del sindacato Gilda degli Insegnanti.
Professore, l’inizio di questo anno scolastico coincide con l’insediamento di un nuovo governo. Quali sono le prime istanze da rappresentare al neoministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti?
Questo inizio di anno scolastico 2019/2020 è, purtroppo, decisamente in salita per il nuovo ministro che dovrà affrontare tutti i problemi non risolti dai governi degli ultimi decenni.
All’origine del malessere degli insegnanti c’è l’erosione dello spazio professionale dei docenti che rende conflittuale, se non addirittura ostile, l’ambiente nel quale svolgono questa nobile professione. Sono notizie oramai drammaticamente quotidiane quelle di alunni e genitori che giungono fino alla violenza nei confronti degli insegnanti, segno evidente del degrado della nostra civiltà in quella che è stata definita la “società del rancore”.
I docenti si sentono sempre più soli nel difficile compito di formare le nostre ragazze e i nostri ragazzi perché anche molti dirigenti scolastici, sempre più spesso, si piegano alla logica dello studente/cliente che ha sempre ragione.
Credo che quello di restituire l’orgoglio della professione docente, al di là delle numerose criticità contingenti, sia il compito più difficile che il nuovo ministro dovrà affrontare assieme a tutto il governo. Per questo servono proposte sia di breve periodo sia di lunga durata.
Dobbiamo esigere che la società tutta, non solo gli studenti e le loro famiglie, si rivolga ai docenti con rispetto e riconoscenza, come è uso in Giappone verso chi ha il compito istituzionale di trasmette le conoscenze fondamentali della nostra civiltà alle nuove generazioni. Per questo ogni attore della vita scolastica deve rispettare il proprio ruolo, senza la commistione e la confusione che si è verificata negli ultimi decenni.
Se la professione di docente non è più ambita a causa dei magri stipendi e delle sempre più difficili condizioni di lavoro, la grave penuria di insegnanti, che quest’anno è un’emergenza, diventerà drammaticamente cronica e non ci consola che questo sia un problema comune a diverse nazioni occidentali.
Con il premier Conte, che ha guidato anche il precedente esecutivo, i sindacati rappresentativi del comparto Istruzione e Ricerca avevano siglato un importante accordo per il superamento di alcune criticità del settore. Proseguirà il lavoro che era stato avviato?
Nell’immediato è necessario che il ministro e il presidente del Consiglio garantiscano il rispetto dell’accordo del 24 aprile scorso, facendo approvare il provvedimento legislativo che deve dare avvio alla fase transitoria per il reclutamento dei docenti: il concorso riservato agli insegnanti precari della secondaria di primo e secondo grado.
Il ministro dovrà inoltre garantire il reperimento dei fondi per un intervento straordinario per l’aumento degli stipendi dei docenti, che sono i più bassi di tutto il personale del pubblico impiego. L’intesa prevedeva un aumento di oltre 100 euro netti al mese, così da poter iniziare un processo di avvicinamento degli stipendi dei docenti italiani a quelli degli insegnanti degli altri Paesi europei.
Uno dei principali provvedimenti, quello sul precariato degli insegnanti, si è arenato. Cosa si prevede in merito?
La legge di bilancio 2019 ha modificato il d.lgs. 59/2017 per il reclutamento degli insegnanti della scuola secondaria, che a regime prevede concorsi ordinari e relativa abilitazione. Premesso che sarebbe meglio evitare di cambiare le procedure per il reclutamento ad ogni cambio di governo, negli ultimi decenni la politica ha creato un numero esorbitante di personale precario che insegna ogni anno ma che non può né abilitarsi né entrare in ruolo.
Per questo si è chiesto che prima di mandare a regime le modifiche del reclutamento si istituisca una fase transitoria, che permetta di svuotare il bacino del precariato attraverso il concorso riservato.
Confidiamo che il ministro riprenda il decreto concordato con le OO.SS. dal precedente governo e bandisca al più presto il concorso riservato.
L’introduzione dell’insegnamento di educazione civica è un altro tema sul quale sono state sollevate numerose obiezioni. Lei cosa ne pensa?
La legge 92/2019 è il classico esempio di come un principio sacrosanto e delle buone intenzioni vengano vanificati da una pessima conoscenza della scuola e del contesto nel quale applicare la legge.
Le norme previste dal legislatore che ha voluto introdurre l’insegnamento dell’Educazione civica a costo zero, obbligando i docenti a ricavare le 33 ore sottraendole alle altre discipline e imponendo un farraginoso sistema di valutazione delle competenze attraverso un coordinatore che dovrebbe lavorare senza retribuzione, rischiano di creare un corto circuito nelle scuole e di far fallire un progetto che meriterebbe ben altra attenzione.
Bene ha fatto il ministro Fioramonti ad accogliere la richiesta della FGU-Gilda degli Insegnanti di non far partire la sperimentazione nell’anno scolastico 2019/2020. Questa pausa di riflessione speriamo serva a rivedere gli aspetti più critici della legge e a preparare la sua attuazione.
Il contratto collettivo nazionale di lavoro è ormai scaduto da mesi. Possiamo sperare nel rinnovo in tempi brevi?
L’impegno assunto con l’accordo del governo Conte 1 prevedeva l’apertura delle trattative per il rinnovo del CCNL entro il 2019.
Tuttavia ciò che chiediamo non è solo il rinnovo del CCNL di comparto, ma un impegno straordinario per l’aumento delle retribuzioni dei docenti e del personale della scuola che all’interno del comparto stesso è quello che ha gli stipendi più bassi. Per questo è preliminare, come indicato nell’accordo dello scorso aprile, prevedere nella legge finanziaria del 2020 almeno 4 miliardi di euro per le retribuzioni dei docenti e del personale scolastico.
Evidente che in mancanza di risposte adeguate in tempi brevi sarà necessario mobilitare i docenti e il personale, aprendo una fase di lotta e rivendicazione.
M.P.
Clicca sull'immagine per aprire il file in formato PDF