Negli ultimi 20 anni le riforme “epocali” della scuola sono state dettate dall’esigenza miope di ridurre la spesa per il sistema dell’istruzione e dall’ossessione di soddisfare l’utenza, nella logica che caratterizza la società dei consumi.
Massimo Bontempelli sostiene nel saggio “Quale asse culturale per il sistema della scuola italiana” (Koiné, 2000) che nessuna di queste riforme nasce con un disegno organico, un “asse culturale”, che risponda al mandato costituzionale della scuola di formare il cittadino e dell’insegnante di trasmettere il sapere e la conoscenza.
L’autore, dopo aver lamentato che le attuali riforme nascono “a prescindere da ogni riferimento a contenuti culturali”, ricorda come invece la prima Riforma della scuola (Casati 1859) “fu basata su un asse culturale incardinato nell’area disciplinare complessiva dell’insegnamento linguistico” per “contribuire a formare la nazione attraverso il progressivo radicamento della sua lingua”.
Gentile nel 1923 fondò la sua Riforma su un nuovo “asse culturale” rappresentato dalla filosofia per “dare compiuto senso intellettuale all’educazione della borghesia dirigente, a determinare la gerarchia dei diversi livelli di educazione presenti nel nuovo sistema scolastico”.
Bontempelli sostiene che un “asse culturale” per il nuovo millennio nasca dal “radicale spostamento di attenzione sui contenuti conoscitivi ed etici di cui si ritiene necessaria la trasmissione a scuola”. Per questo è necessario “il totale azzeramento di tutto l’attuale tecnicismo didattico, di tutti i discorsi in lingua pedagogese, di tutte le escogitazioni di sempre più farraginosi marchingegni di valutazione e di tutti i corsi idioti sulle normative scolastiche”.
Da questo contributo prende spunto la riflessione che l’Associazione Docenti art. 33 e la Gilda degli Insegnanti propongono, in occasione della Giornata mondiale dell’Insegnante 2019, ai relatori Andrea Giardina, Giovanni De Luna, Adriano Prosperi e Adolfo Scotto Di Luzio, nel Convegno nazionale dal titolo “Quale futuro senza la Storia” che si terrà a Roma il 4 ottobre (Sala delle Carte Geografiche in Via Napoli 36).
In questa sede si discuterà del ruolo della Storia nell’educazione al pensiero critico delle nuove generazioni, figlie della “rivoluzione informatica” e “cittadine esclusive” della società dei consumatori, alle quali la famiglia non trasmette più la memoria individuale né quella collettiva.
Per loro l’opportunità di acquisire le conoscenze necessarie ad esercitare il pensiero critico, che nasce dal confronto con il passato, è possibile solo nella dimensione scolastica. Da qui la necessità di un sistema d’istruzione organizzato intorno all’asse culturale della disciplina storica.
Ester Trevisan
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