La Confederazione Generale Sindacale ha depositato alla Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo (CEDU) le decine di migliaia di ricorsi con cui i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego chiedono un indennizzo per i mancati arretrati maturati durante i 5 anni di blocco contrattuale.
Nel frattempo è stata inviata alla Funzione Pubblica ed all’Aran la piattaforma rivendicativa di CGS per il rinnovo dei contratti in cui vengono indicati gli obiettivi e le priorità per tutti i nuovi comparti di contrattazione.
La ventilata disponibilità della ministra Madia di aprire nei prossimi giorni il confronto sul rinnovo dei contratti, quando dall’Aran non è ancora arrivata la convocazione per la firma definitiva dell’accordo sui nuovi comparti a due mesi dalla pre-intesa, e le sue fantasiose dichiarazioni sul rinnovo del contratto soltanto per pochi, appaiono più di facciata che di sostanza e mirano a giustificarsi proprio nei confronti della CEDU.
Il ricorso ai giudici di Strasburgo non è solo un atto dovuto per vedersi riconoscere un congruo indennizzo monetario per gli anni di blocco economico dei contratti, ma è anche un’iniziativa che porta il Governo Italiano sul banco degli accusati per non aver rispettato la sentenza della Consulta, non avendo ancora aperto la stagione dei rinnovi e bypassando tra l’altro lo stesso termine (1 luglio 2015) che la Corte Costituzionale aveva fissato come decorrenza per il rinnovo.
La CGS è pronta a intraprendere tutte le iniziative necessarie per superare l’iniqua discriminazione nei confronti del lavoro pubblico.
Roma, 5 luglio 2016
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