Intervista a Rino Di Meglio, segretario generale della CGS – Confederazione Generale Sindacale.
A cura di Mara Passafiume.
A pochi giorni dalla fine dell’anno, lo scenario politico-economico del nostro Paese lascia presagire l’avvio di un’ennesima stagione difficile. Il governo è impegnato su molti temi che interessano cittadini e lavoratori, ma le difficoltà non mancano e l’orizzonte che si delinea appare al momento ancora incerto. Di questo e d’altro parliamo con Rino Di Meglio, segretario generale della Confederazione Generale Sindacale.
Segretario, partiamo dalla manovra economica del governo: cosa ne pensa delle misure previste per la pubblica amministrazione?
Dal punto di vista delle risorse, purtroppo, al di là delle buone intenzioni annunciate in campagna elettorale, il confronto con la realtà dimostra che non ci sono investimenti nei comparti principali, soprattutto nei settori più delicati che sono sanità e istruzione. Neppure abbiamo visto una novità di indirizzi sul piano morale che tendano a rimotivare i pubblici dipendenti, troppo spesso mortificati da campagne scandalistiche montate su singoli casi.
I contratti nazionali di lavoro sono in scadenza e dovranno essere rinnovati per il triennio 2019-2021. Giudica sufficienti le risorse stanziate?
Dalle risorse stanziate sembra veramente difficile desumere che i contratti possano essere aperti in tempi brevi. Quando un governo inserisce in bilancio la semplice indennità di vacanza contrattuale, il messaggio appare tristemente chiaro.
Il ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, che avete recentemente incontrato insieme alle altre confederazioni sindacali rappresentative, ha annunciato nuove assunzioni nel pubblico impiego.
Molti uffici della pubblica amministrazione sono ormai al collasso per il mancato ricambio del personale. L’annuncio del ministro dello sblocco del turnover e dell’avvio delle assunzioni appare, a questo punto, una misura semplicemente necessaria per tamponare l’emergenza. In caso contrario, significherebbe assistere alla sostanziale chiusura di molti uffici pubblici.
Da anni si parla di semplificazione, sburocratizzazione e digitalizzazione degli uffici pubblici. Molto è stato fatto, ma tanto resta ancora da fare. Quali sono le principali criticità che si riscontrano nel sistema?
La principale criticità ritengo sia da individuare nei mezzi tecnici di cui si è dotata la pubblica amministrazione, che spesso non riescono a tenere il passo con la rivoluzione digitale. Altro problema è la semplificazione, per evitare che il tutto si riduca alla riproduzione delle vecchie modulistiche a mezzo computer. Ad esempio, nella scuola i docenti sono costretti annualmente a dichiarare i dati dei loro servizi, che dovrebbero essere da anni nella banca dati dell’amministrazione.
In tema di relazioni sindacali, si è discusso molto della spinosa questione della cosiddetta “firma forzata”, relativamente alle norme attuali che prevedono l’esclusione dalla contrattazione collettiva integrativa di sede e dai relativi istituti di partecipazione per le organizzazioni sindacali che non firmano i CCNL.
Si tratta di una questione di democrazia: non si può estorcere una firma pena l’esclusione da una parte delle prerogative sindacali. Mi auguro che chi può se ne renda conto e provveda.
M.P.
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