Roma, 13 novembre – “La coperta rimane corta e il nodo sono sempre le scarse risorse sul piatto. Il giusto e sacrosanto, per quanto ancora insufficiente per colmare le criticità dei prossimi tre anni, piano straordinario di assunzioni, previsto nella manovra economica, limita infatti i fondi per i rinnovi contrattuali, tenendo i salari al palo”.
E’ quanto denuncia la Cgs, Confederazione generale sindacale, dopo l’incontro a palazzo Vidoni sul disegno di legge di Bilancio col ministro per la Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno.
“Le somme indicate nel disegno di legge sono simili a quelle stanziate dal governo Renzi nel 2016 dopo che la Corte costituzionale stabilì l’illegittimità del congelamento dei rinnovi contrattuali. Non vorremmo trovarci di nuovo – avverte la Cgs – a dover aspettare altri due anni per avere uno stanziamento integrativo idoneo a consentire l’avvio delle trattative”.
Il nodo della penuria di risorse, prosegue il sindacato, “è un male comune che colpisce il comparto sanità come quello della scuola e delle Funzioni centrali”.
Proprio sul fronte sanità, incalza la Cgs, “la richiesta di adeguamento salariale pone in conflitto, a fondo invariato, il diritto dei lavoratori alla giusta retribuzione con quello alla salute dei cittadini”.
Non va meglio nel campo della scuola, università e ricerca: “La speranza è che la promessa del vicepremier Luigi Di Maio di reperire nuovi fondi anche per aumentare gli stipendi degli insegnanti non resti tale.
Un passo nella giusta direzione – suggerisce la Confederazione – sarebbe, ad esempio, quello di destinare i fondi del bonus merito, stanziati dalla legge 107/2015, per recuperare almeno lo scatto di anzianità del 2013”.
Durante l’incontro con il ministro, poi, il sindacato ha messo sul tavolo altre due questioni “prioritarie”. A cominciare dalla necessità di rivedere profondamente il ruolo della contrattazione rendendo parte attiva i lavoratori con effetti non solo motivazionali ma anche di produttività.
Con il ministro Bongiorno, però, il sindacato ha sollevato pure il tema spinoso della “firma forzata” dei contratti da parte delle sigle sindacali, pena l’esclusione dalla contrattazione collettiva integrativa di sede e dai relativi istituti di partecipazione.
Oltre alla non più rinviabile definizione di un nuovo ordinamento professionale per le funzioni centrali “con procedure selettive che tengano conto per la progressione del personale di ruolo del titolo di studio ma aprano anche agli interni.
Magari con un aumento dal 20 al 50 per cento dei posti assegnati – è la proposta della Cgs -, sulla base dell’esperienza già acquisita nell’amministrazione per un numero variabile di anni, tra cinque e sette, a seconda della posizione occupata”.
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