Prime analisi di uscita con pensioni anticipate a quota 100: donne svantaggiate al pari di docenti e personale Ata della scuola e statali.
Arrivano le prime analisi sulla pensione anticipata a quota 100 relative alle possibili uscite del 2019 all’età minima di 62 anni e in presenza di un numero di anni di contributi pari a 38. Dalle prime stime, ma anche dai requisiti e dalle modalità di uscita con le Pensioni a quota 100, alcune categorie pagherebbero, ad oggi, le incertezze della riforma delle pensionidi Matteo Salvini e di Luigi Di Maio. E’ vero che tutto è ancora da definire nella legge di Bilancio 2019. Tuttavia sugli statali e, soprattutto, sui docenti e sul personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (Ata) della Scuola, incombe la scadenza della domanda di cessazione dal servizio, da presentarsi nel giro dei prossimi due mesi.
L’incertezza, inoltre, risulta evidente sull’uscita dei lavoratori statali [VIDEO], per i quali sarebbe prevista una finestra di uscita a nove o dodici mesi dalla maturazione dei requisiti di quota 100. Più in generale, invece, sia nel settori pubblico che privato, le donne potrebbero non avvantaggiarsi pienamente della pensione anticipata a quota 100, handicap parzialmente aggirato dalla novità della proroga dell’opzione donna per il 2019.
Pensioni anticipate a quota 100 e uscita docenti e Ata scuola: domanda cessazione servizio
Partendo dalla scuola, la pensione anticipata a quota 100 non ha ancora definito le modalità di uscita nel 2019 per i docenti, i dirigenti scolastici ed il personale Ata. Infatti, i dipendenti della scuola interessati all’uscita con decorrenza a partire dal 1° settembre 2019 [VIDEO] (la finestra di pensionestabilita dal comma 9 dell’articolo 59, della legge 449 del 1997) non solo non conoscono ancora i requisiti che dovranno aver maturato per la pensione a quota 100, ma non sanno ancora quando dovranno presentare la prima delle due domande, ovvero quella di cessazione dal servizio.
La domanda, da presentarsi sul portale Istanze On Line del sito del ministero dell’Istruzione, normalmente deve essere presentata entro la seconda settimana del mese di gennaio (l’anno scorso l’istanza fu anticipata al 20 dicembre 2017), prima di poter presentare la seconda domanda, di pensione vera e propria, all’Inps. Ad oggi, non si hanno ancora notizie sulla pubblicazione del decreto ministeriale che dovrà fissare, con data certa, la scadenza della domanda di cessazione dal servizio dei docenti e dei dipendenti della scuola.
Novità quota 100, scuola e statali: alternative pensioni anticipate e pensione vecchiaia
Al di là della pensione anticipata a quota 100, pertanto, ai dipendenti della scuola [VIDEO] rimane l’unica certezza di poter andare in pensione alla maturazione della vecchiaia: occorreranno 67 anni di età da maturare entro il 31 dicembre 2019 sia per le donne che per gli uomini oppure, in alternativa, puntare all’uscita con i requisiti previsti dalla riforma Fornero mediante la pensione anticipata con i soli contributi.
In quest’ultimo caso, occorreranno 43 anni e 3 mesi di versamenti per i dipendenti uomini (un anno in meno per le donne) entro il 31 dicembre 2019. A meno che il Governo non elimini l’incremento, legato all’aspettativa di vita, dei 5 mesi in più di contributi versati previsti a partire dal 1° gennaio 2019 .
Ultime oggi pensione anticipata a quota 100 e attesa della proroga uscita opzione donna
Oltre agli statali e ai dipendenti della scuola, la pensione anticipata a quota 100 andrebbe a penalizzare soprattutto le donne. Nell’analisi pubblicata sul quotidiano La Stampa, infatti, si arriva alla conclusione che le pensioni a quota 100 andranno ad avvantaggiare, in 9 casi su 10, gli uomini rispetto alle donne. Le statistiche sfavorevoli sulle previsioni di uscita delle donne, potrebbero riguardare anche il 40 per cento dei dipendenti statali. Inoltre, considerando la totalità dei lavoratori, pubblici e privati, le pensioni delle donne saranno più basse di quelle degli uomini del 37 per cento, con un numero di pensioni al di sotto dei mille euro pari al doppio rispetto a quelle dei lavoratori uomini. L’alternativa, confermata dall’attuale Governo, potrebbe essere rappresentata dalla proroga dell’opzione donna [VIDEO]: tuttavia, i requisiti anagrafici potrebbero essere aumentati di un anno (58 anni le dipendenti, 59 le autonome) e, in tema di importi mensili, il ricalcolo al meccanismo contributivo e il minor numero di anni di versamenti rispetto alle pensioni di vecchiaia o alla quota 100, determinerebbe un taglio delle pensioni che, nelle scorse proroghe di uscita con opzione donna, si aggirava sul 30 per cento.
Clicca sull'immagine per aprire il file in formato PDF