Rimettere mano alle pensioni. Sì, ma come? Quasi certamente Lega e 5 Stelle ne parleranno oggi discutendo del contratto di governo. Ecco cosa potrebbe succedere“
Con l’accordo Lega-5 Stelle diremo addio alla legge Fornero? È ancora presto per dirlo, ma è lecito immaginare che Salvini e Di Maio non intendano retrocedere dal proposito – tanto sbandierato in campagna elettorale – di rimettere mano alle pensioni. E del resto come potrebbero farlo? Non sfuggirà ai lettori il fatto che il 4 marzo gli italiani hanno votato in massa gli unici due partiti del panorama politico che proponevano di cancellare la riforma partorita ai tempi del governo Monti. E oggi quegli stessi italiani – in molti casi lavoratori vicini alla pensione – vogliono giustamente “passare all’incasso” perché, come si dice, ogni promessa è debito (e in questo caso anche debito pubblico).
Per la verità, nelle ultime settimane di campagna elettorale la posizione del M5s è apparsa via via più sfumata: sì a riformare la legge, no all’abolizione tout court. Di certo però la volontà di apportare modifiche alla Fornero c’è da ambo le parti. Facile immaginare che nel contratto di governo che verrà discusso nelle prossime ore si parlerà anche di pensioni e di come garantire l’uscita anticipata dal lavoro ai tanti italiani che oggi aspettano speranzosi.
Per la verità, nelle ultime settimane di campagna elettorale la posizione del M5s è apparsa via via più sfumata: sì a riformare la legge, no all’abolizione tout court. Di certo però la volontà di apportare modifiche alla Fornero c’è da ambo le parti. Facile immaginare che nel contratto di governo che verrà discusso nelle prossime ore si parlerà anche di pensioni e di come garantire l’uscita anticipata dal lavoro ai tanti italiani che oggi aspettano speranzosi.
Per la verità, nelle ultime settimane di campagna elettorale la posizione del M5s è apparsa via via più sfumata: sì a riformare la legge, no all’abolizione tout court. Di certo però la volontà di apportare modifiche alla Fornero c’è da ambo le parti. Facile immaginare che nel contratto di governo che verrà discusso nelle prossime ore si parlerà anche di pensioni e di come garantire l’uscita anticipata dal lavoro ai tanti italiani che oggi aspettano speranzosi.
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Ma che riforma è lecito attendersi? Per il momento – è perfino lapalissiano dirlo – non si possono fare che ipotesi, però qualche indizio su cosa potrebbe accadere è già trapelato in campagna elettorale e in questi 65 giorni di stallo. Molto dipenderà da chi siederà nei ministeri chiave: il M5s punta soprattutto al Welfare, dove in pole position c’è Pasquale Tridico, docente di Economia del Lavoro presso la Facoltà di Economia all’Università di Roma Tre, e già presentato in campagna elettorale da Di Maio come l’uomo adatto a ricoprire la casella del Welfare. Ed è stato proprio Tridico, poco più di un mese fa, a spiegare in che modo intende “superare” la legge Fornero.
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Intervistato da Radio Capital, Tridico si era detto “cauto” sull’abolizione della legge. “Stiamo studiando – e su questo siamo in linea anche con l’Inps – dei criteri che permetterebbero l’uscita flessibile dal mercato del lavoro”, aveva detto l’economista. Come? “Applicando ad ogni lavoratore un coefficiente di usura che favorisca la flessibilità in uscita dal mercato del lavoro”. In sostanza, “ad ogni categoria di lavoratori sarà assegnato un coefficiente di usura che permetterà un’uscita flessibile”.
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