Grande vittoria del Nursind. La Corte d’Appello di Catania ha dichiarato inammissibile la richiesta dell’Arnas Garibaldi di sospendere l’esecutività della sentenza di primo grado a favore del Nursind.
Il sindacato degli infermieri aveva fatto ricorso contro l’azienda ospedaliera per ottenere i dieci minuti del cosiddetto cambio tuta tra un turno e un altro.
In primo grado, il Tribunale di Catania aveva emesso la sentenza a favore del Nursind, obbligando l’azienda ospedaliera al pagamento degli arretrati ai 28 infermieri che avevano presentato ricorso. Soddisfatto della decisione della Corte d’Appello il dirigente del Nursind e segretario aziendale, Vincenzo Neri.
“In Sicilia, già diverse aziende di altre province hanno da tempo questo riconoscimento, ora tocca a Catania” dichiara Neri.
“L’ostinazione dell’Azienda ARNAS Garibaldi nell’ impugnare la sentenza n. 291/2018, con la quale per la prima volta anche in Sicilia è stato riconosciuto il diritto alla retribuzione del c.d. cambio tuta, si è scontrata, In data 17 Aprile 2018, con quanto deciso dalla Corte di Appello di Catania – spiega l’avv. Antonella Grasso – che ha dichiarato inammissibile l’inibitoria proposta dalla difesa dell’Azienda, pronuncia che seppur non anticipatoria dell’esito finale del giudizio di appello, di certo fa ben sperare e presagire una ventata di giustizia anche per gli infermieri siciliani”
“Questa difesa crede fermamente nel diritto dei lavoratori al pagamento del c.d. cambio tuta, e si pone l’obiettivo di dimostrare che l’azione dell’Azienda si appalesa solo quale logica continuazione di una strategia processuale, iniziata dalla stessa con la costituzione nel giudizio di primo grado e proseguita con l’instaurazione dell’appello, e che ha quale unico fine quello di protrarre nel tempo gli effetti della decisione giudiziale ad esclusivo danno dei ricorrenti odierni appellati” dichiara l’avv. Nella Piccione.
“Siamo sempre più decisi a portare avanti questo Nostro diritto e siamo a disposizione dei colleghi che volessero unirsi per fare un nuovo ricorso.” conclude Neri