Un reclamo al Comitato dei diritti sociali del Consiglio d’Europa contro le violazioni della Carta sociale europea commesse dal governo italiano.
A farsene promotore è il segretario generale della Confederazione generale sindacale- Cgs, Rino Di Meglio, che porta così all’attenzione delle istituzioni comunitarie la normativa italiana in base alla quale i sindacati che non sottoscrivono i contratti collettivi nazionali di lavoro sono esclusi da tutti gli altri livelli di contrattazione.
“Questa disposizione, prevista dai contratti del pubblico impiego con apposite clausole – spiega il sindacalista – è in palese contrasto con quanto sancito dall’articolo 39 della Costituzione e con l’articolo 11 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che tutela le libertà di riunione e di associazione in cui rientrano anche le libertà sindacali”.
Ma di Meglio rimarca anche: “Ricordiamo, inoltre, che la Corte Costituzionale si è espressa sul tema con la storica sentenza numero 231 del 2013 che, pur se riferendosi al settore privato (caso Fiom Cgil versus Fiat, ndr), ha dato ragione al sindacato”.
Secondo il segretario generale Cgs, “si tratta di norme di carattere estorsivo perché un sindacato contrario a un contratto di lavoro, e che perciò decide di non sottoscriverlo, perde una parte delle proprie prerogative, cioè viene escluso dalle sequenze contrattuali e da tutti i livelli di contrattazione.
Il danno, dunque, è notevole ed è per proprio per tale ragione – conclude – che abbiamo deciso di presentare ricorso in Europa, fermamente convinti del carattere incostituzionale della normativa italiana, peraltro già dichiarata tale nel settore privato dalla Consulta”.
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