Un conto da 172 miliardi di euro presentato ogni anno dallo Stato ai cittadini. Come vengono utilizzati quei denari? Cosa si fa per recuperare i 111 miliardi di euro evasi?
Qualcuno ricorda ogni tanto, come si ricorda di malavoglia una barzelletta amara, la frase dell’ex ministro dell’Economia, Padoa-Schioppa, che disse che “pagare le tasse è bellissimo”. Il conto che lo Stato presenta agli italiani ogni anno, secondo gli ultimi dati disponibili e commentati dalla Cgia di Mestre (relativi a tre anni fa), dice che tanta bellezza leva dalle tasche dei cittadini in media 8 mila euro che diventano 12 mila euro se si considerano i contributi previdenziali. A rendere meno bella la cosa bellissima di cui parlava un ciarliero Padoa-Schioppa è la tendenza all’aumento costante delle entrate tributarie, salite di oltre 80 punti percentuali nelle casse dello Stato a fronte di un’inflazione che negli ultimi 20 anni è aumentata del 43 per cento. Ma che fine fanno, esattamente, i soldi delle “nostre” tasse? Come impiega lo Stato i proventi del prelievo fiscale? A fare chiarezza è la lettera che l’Agenzia delle Entrare sta inviando a tutti i contribuenti alla vigilia del nuovo “giro” di dichiarazioni dei redditi.
Dove finiscono i nostri soldi
La lettera con tutte le voci tra cui viene ripartito il nostro gettito fiscale è una novità del “cassetto” online in cui si trova anche il 730 precompilato. L’Agenzia delle Entrate spiega che gli interessati all’invio della lettera sono circa 30 milioni di interessati e che l’iniziativa mira a renderci un po’ più partecipi alle dinamiche del prelievo fiscale e un po’ meno soggetti contribuenti di cui conta solo il codice fiscale. Andando in dettaglio, ecco come lo Stato utilizza il denaro proveniente dal pagamento delle tasse: il 21,3% copre il finanziamento delle pensioni, il 19,3% va alla Sanità, l’11% va a pagare il debito pubblico. Spulciando ancora tra le voci in dettaglio: il 10,9% del gettito fiscale viene destinato all’Istruzione, l’8,8% va alla Difesa, all’ordine pubblico e alla sicurezza. I servizi della Pubblica amministrazione ricevono l’8,3%, con le tasse pagate lo Stato finanzia il 6,6% delle politiche per Economia e Lavoro e il 4,4% va ai Trasporti. L’obbligatorio contributo di bilancio in quanto membri dell’Unione europea è pari al 2,7% di quanto pagano i cittadini. Il 2,5% è destinato all’Ambiente, il 2,4% a Cultura e Sport, gli interventi per l’assetto del territorio e le abitazioni contano sull’1,8% del gettito fiscale.
Redditi medi e disparità regionali
Niente come il Fisco conferma l’immagine tutt’altro che stereotipata dell’Italia come Paese spaccato in due. Milano è inarrivabile, come città capoluogo oltre i 30 mila euro di reddito dichiarati per contribuente. Tra gli altri centri a maggiore crescita ecco Bergamo, (27.483 di media, +2% rispetto all’anno precedente). Agrigento e Crotone stanno in fondo alla lista (poco sopra i 13 mila euro). Non sono le sole disparità che pesano sul rapporto tra i cittadini e il Fisco: il conto da 172 miliardi di euro presentato dallo Stato viene pagato dai dipendenti (che sono la metà dei contribuenti ma pagano il 60%) e dai pensionati (34%). Da imprenditori, commercianti e professionisti arriva solo il 5% di gettito. L’evasione rimane alta ed è uno dei principali problemi del Paese: 111 miliardi di tasse dovute non vengono pagati e gli esattori riescono a recuperare solo l’1,3% delle somme dovute. Complice, la tendenza al condono di un Fisco (ne sono stati fatti 80 dall’Unità d’Italia ad oggi) che si rende nemico per la pesantezza buroratica degli adempimenti e la complessità del calcolo delle imposte.