I sindacati firmatari stanno facendo di tutto affinché le gravi penalizzazioni sul diritto alla salute emergano solo dopo le elezioni RSU. E per farlo coinvolgono l’ARAN, invano!
Lo confessiamo: faremmo volentieri a meno di tornare ancora una volta a parlare del contratto e ci vorremmo dedicare con più soddisfazione a disegnare, insieme ai lavoratori, le strategie per smontarlo pezzo dopo pezzo, per quanto è pessimo.
Siamo però costretti a tornarci sopra perché quanto sta accadendo in questi giorni ha dell’incredibile e sta rivelando i tentativi di nascondere, almeno fino alle elezioni RSU, la portata reale delle gravi violazioni del diritto alla salute e alle cure contenute nel nuovo contratto.
Tralasciamo, per ovvi motivi, le boutade dei maldestri sindacati che firmano il contratto ma lo disdicono subito dopo (come se avesse qualche valenza) e i tentativi dell’UNSA di giustificare la propria firma sul contratto mentre dovrebbe spiegare come mai è l’unico sindacato aderente alla Confsal che lo ha firmato (Snals nella Scuola e Fials nella Sanità si sono rifiutate di firmare un contratto fotocopia di quello sottoscritto invece dall’UNSA).
Le vere contorsioni le stanno facendo, invece, i sindacati confederali, che all’indomani della firma della preintesa (23 dicembre 2017) rivendicavano di aver aumentato i diritti con le 18 ore “aggiuntive” per visite specialistiche e diagnostica; quando la FLP li ha sbugiardati rivelando che quelle ore nascondevano in effetti un arretramento sui diritti alla salute e alle cure, loro hanno cercato di mischiare le carte prima dicendo che non cambiava nulla rispetto a prima, e poi (CGIL) giustificandosi con il fatto che se non avessero rivisto la disciplina dei permessi sarebbe intervenuta una legge (non si sa bene fatta da quale Parlamento, visto che le Camere erano già praticamente sciolte).
In questi giorni però si stanno verificando – purtroppo per tutti i lavoratori del comparto – atti che mettono a forte rischio le giustificazioni dei sindacati firmatari in quanto le amministrazioni iniziano ad applicare il contratto per come è scritto e le forti penalizzazioni che la FLP ha denunciato stanno emergendo. E questo riguarda non solo le visite, terapie ed esami diagnostici (art. 35) ma anche l’uso corrente dei permessi orari retribuiti per motivi personali o familiari (art. 32), la loro non frazionabilità e l’impossibilità di attaccare ad un permesso retribuito qualsivoglia altro tipo di permesso, fosse anche la banca ore o il riposo compensativo i quali, ricordiamo, non sono assenze ma lavoro differito svolto in anticipo.
E allora, al culmine della disperazione, cosa si sono inventati i tre sindacati confederali? Sono andati a chiedere aiuto all’ARAN ottenendo una cosa mai vista prima cioè la cancellazione di un comma di un articolo del nuovo contratto fuori dal tavolo di contrattazione, spacciandolo per un grande risultato… e l’ARAN non ha avuto difficoltà a togliere un comma quasi inutile ai fini dell’impossibilità di fruire del trattamento malattia. Ciò che è stato eliminato infatti è la “lett. a) del comma 12 dell’art. 35 (vedere l’allegato per capire meglio).
Il suddetto comma 12 regolamenta un caso molto specifico, quello di un lavoratore che avendo una malattia cronica certificata dal proprio medico curante, si deve sottoporre a una serie di visite/terapie/esami periodici. In questo caso – ma solamente in questo caso – per essere considerato in malattia in quelle giornate, il lavoratore dovrà presentare al proprio ufficio in occasione della prima visita/terapia/esame il certificato del suo medico curante e l’attestazione della struttura sanitaria dove si è recato. Nelle successive giornate (che devono essere dichiarate dal medico curante nel certificato rilasciato) invece dovrà presentare solamente l’attestazione della struttura sanitaria.
Non risolve per nulla il problema più grande che è quello contenuto nel comma 11 che invece obbliga il lavoratore a presentare sempre la doppia certificazione per potersi vedere riconosciuta la malattia.
La vicenda è istruttiva perché rileva il grande inciucio tra ARAN e sindacati firmatari del contratto, che si vedono fuori dai tavoli di trattativa per fare “maquillage contrattuale” che non modifica nulla (o molto poco) ma fa sembrare di sì.
Ciò è possibile solo per un motivo: perché entrambe le parti (ARAN e sindacati) hanno giocato la partita contrattuale… dalla stessa parte e certamente non da quella dei lavoratori bensì da quella di un Governo che aveva bisogno di andare alle elezioni con i contratti rinnovati e con i lavoratori pubblici, privati dei diritti fondamentali.
Poiché anche la manovra con l’ARAN è stata di corto respiro, adesso CGIL, CISL e UIL sono arrivati addirittura a chiedere, con una lettera congiunta, a tutte le amministrazioni del comparto di interpretare il contratto con loro. Peccato che la lettera (e pure lo spirito) del contratto siano chiari e quindi le amministrazioni, purtroppo per tutti noi, stanno provvedendo ad applicarlo per come è stato scritto; sta quindi emergendo plasticamente che tutto il CCNL è contro i lavoratori e i loro diritti.
Ancor più plasticamente e per contrasto emerge la differenza tra il vecchio e il nuovo contratto: è di questi giorni la sentenza che ha riconosciuto a una lavoratrice veneta il diritto a prendere l’intera giornata di trattamento malattia. Questo è stato possibile proprio perché vigeva il vecchio contratto. Con il nuovo CCNL non sarà più così, purtroppo!
Ciò che appare poco chiaro e che va spiegato è il motivo per cui ci sono queste manovre dilatorie da parte di CGIL, CISL e UIL … giungere indenni alle elezioni del 17-18 e 19 aprile. Dopo butteranno la maschera.
Perché lo stanno facendo? Per un motivo molto semplice, perché le elezioni RSU sono come le quelle politiche, hanno una forte valenza nazionale in quanto determinano la rappresentatività dei sindacati. Se continuerete a votarli, pensando di eleggere solamente i vostri rappresentanti locali, loro potranno dire che i lavoratori hanno apprezzato il contratto perché hanno votato per le loro liste. E il prossimo contratto sarà ancora peggiore di questo.
Cari lavoratori, avete solo un modo per fermare questa deriva che ha portato alla svendita dei vostri diritti e del vostro lavoro, riconoscendovi aumenti ridicoli e peggioramenti giuridici: votare per l’unica reale alternativa che si chiama FLP, il sindacato che ha ottenuto la sentenza della Corte Costituzionale contro il blocco contrattuale e si sta battendo e si batterà affinché i diritti dei lavoratori pubblici siano ripristinati.
Pensateci ora, dopo il voto sarà troppo tardi.
Siate il cambiamento che volete vedere, votate per le liste FLP
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