Osservazioni sul D.d.L. del Sen. Martini – Rif. 096
Comunicato stampa – 09/10/2016
Dopo una prima lettura del D.d.L presentato il 6 Ottobre dal Sen. Martini rileviamo quanto segue:
Art. 2
comma 1: tutto viene, ancora una volta, delegato al Governo, ossia al MIUR, per l’attuazione di una serie di regolamenti che, vista la “via crucis” percorsa dalla, ancora non attuata completamente, legge 508, ci appare cosa alquanto sospetta.
Infatti, temiamo di ritrovarci ancora al solito bivio: o ingoiarci i parti dell’Amministrazione quasi sempre a noi sfavorevoli, oppure, se le cose non ci piacciono, attendere a vita.
Altro lato, poco favorevole, parlando di regolamenti, la non previsione nel D.d.L. dell’inserimento di una rappresentanza elettiva di Accademie, Conservatori di musica e ISIA nel CUN o, alla peggio, se le Università non gradissero commistioni con l’Arte, della creazione di un novello CNAM formato però al completo da personale eletto dalle Istituzioni, docenti e non docenti, che possa dare un autorevole parere, sia pure consultivo, su tutti i regolamenti previsti nel D.d.L. Martini comma 2: la prevista creazione di “Politecnici delle Arti”, non sarebbe cosa di per se negativa, anzi sarebbe più che utile, soltanto che nel D.d.L. tutto è poco chiaro, infatti:
sempre comma 2 lettera a) non vengono spiegati a sufficienza aggregazioni e formulazioni di detto politecnico;
lettera d): esiste nel D.d.L. una contraddizione in termini, ovvero non si può riaffermare l’autonomia dell’Istituzioni e poi imporre alle medesime che il direttore venga imposto dal MIUR.
E ciò per le seguenti considerazioni:
prima considerazione: Accademie, Conservatori e ISIA non sono Istituzioni composte da dei “minus habens” incapaci di esprimere, elettivamente, un direttore decente attingendo al loro interno… in tal senso sarebbe davvero interessante vedere le reazioni delle Università se proponessero loro un simile sistema. E neppure riesce ad addolcire la “bevanda amara” che ci vogliono propinare il fatto che l’indicazione di detto super direttore verrebbe fatta dai consigli accademici; infatti essi dovrebbero andarla a fare su un elenco propinatoci dal ministero. Come dire: chi scelgo scelgo, il “cappello” lo mette sempre il MIUR.
E allora… basta! Da cinque secoli siamo maggiorenni e, per questo anche in grado, in forza proprio della conclamata autonomia, di farci del “male o del bene da soli”. Né ci pare che, sin qui, le indicazioni formulate dal MIUR abbiano troppo brillato. Seconda considerazione: perché, per distinguerlo, questo super direttore del Politecnico non viene definito “rettore”?
O, forse, anche il solo cooptare un termine dalle Università potrebbe apparire delitto di “lesa maestà”?
Lettera f) ancora poco chiare le intenzioni e le formulazioni delle procedure di programmazione, accreditamento e valutazione delle sedi.
Art. 3
Da una prima lettura ci appare che, sempre nel D.d.L., venga contemplata la soppressione implicita dei trasferimenti, evenienza già annunciataci dal Capo Dipartimento Dottor Mancini nel corso dell’ultimo incontro con i sindacati. Insomma appare abbastanza palese che a noi, dei sistemi universitari, sistematicamente ci vengano imposti, in massima parte, soltanto le cose negative, senza peraltro farci mai accedere a tutta una serie di vantaggi caratterizzanti, invece, detto sistema.
Insomma è evidente come contro l’AFAM si sia creata una tale “letteratura” contraria che i giochi che ci vengono imposti siano sempre… a perdere!
È probabile che nel D.d.L. vi siano altri momenti di criticità; comunque neppure possiamo e dobbiamo non essere propositivi a prescindere.
Infatti: nulla è perfetto ma tutto è possibile da perfezionare!
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