Fotografia dei Pronto soccorso italiani: regna il caos
di MARIA LUISA ASTA Pubblicato il 09/10/2016
Il Tribunale dei Diritti del malato di Cittadinanzattiva e la Società Italiana della medicina di emergenza- urgenza (Simeu), hanno presentato il rapporto “Lo stato di salute dei Pronto soccorso italiani, quali eccellenze e cosa migliorare nei servizi di emergenza”.
La fotografia nitida che ne viene fuori è quella di un’ Italia disomogenea, non è certo una novità quella di un Paese che marcia a tre velocità, il Nord Italia che funge da locomotiva ed un centro e sud Paese che arrancano; anche all’interno delle stesse regioni si sono evidenziate disomogeneità, tra servizi di eccellenza e criticità.
Ad essere prese in esame sono state 93 strutture di emergenza urgenza su tutto il territorio nazionale, ha dato voce a 2.944 persone tra pazienti e familiari di pazienti intervistati. Sono stati monitorati accessi, ricoveri e tempi di attesa.
Due gli strumenti utilizzati: un monitoraggio tecnico e civico delle caratteristiche strutturali ed organizzative dei servizi di emergenza/urgenza e una Carta dei diritti che descrive in otto punti i diritti irrinunciabili di pazienti, cittadini ed operatori sanitari.
Le strutture sono state suddivise in base all’area geografica: Nord Italia( 23 strutture), Centro Italia(27), Sud Italia(43) e successivamente in tre fasce di complessità: Pronto soccorso, Dea I livello e Dea II livello, di cui 15 pronto soccorso, 47 Dea I livello e 31 Dea II livello.
Il monitoraggio delle strutture è stato compiuto in un arco temporale che va dal 16 maggio al 30 novembre 2015.
L’esigenza di analizzare lo stato di salute delle strutture di emergenza nasce dalla consapevolezza che il Pronto soccorso aperto 365 giorni all’anno, 24h su 24, è un bene comune e come tale deve essere tutelato, e per tutelarlo bisogna conoscerne pregi e difetti.
Di seguito alcune delle caratteristiche principali prese in esame.
Caratteristiche dell’Obi
Dallo studio è emerso che, nonostante il Regolamento sugli standard qualitativi, strutturali, tecnologici, quantitativi sull’assistenza ospedaliera, preveda che il Dea di I e II livello abbia un Osservazione breve, in alcune strutture esaminate non se ne rileva la presenza, sempre in una accezione negativa per il Sud.
Delle Obi osservate, le più affollate sono quelle che appartengono al Dea di I livello.
La media dei posti letto va dagli 8 del centro Italia ai 6 del Sud.
Nella media i tempi di permanenza supera le 3 ore nei Pronto soccorso, non supera le due ore e mezza nei Dea I livello e può arrivare a 5 ore nei Dea di II livello.
I tempi di attesa per avere un ricovero vanno dalle 12 ore ai 7 giorni massima attesa registrata.
Caratteristiche strutturali delle strutture di emergenza urgenza
A favore di queste la totale assenza di barriere architettoniche, per il resto invece le strutture risultano fatiscenti, sovraffolate e non organizzate.
Non ci accorgimenti che facilitino l’accesso al pronto soccorso per coloro che non vedono, accorgimenti assenti o poco diffusi in tutto il Paese.
Le sale di attesa sono previste in tutto il territorio tranne che a Crotone, ed il 65% dei Pronto soccorso non è dotato di sale d’attesa suddivise per tipologia di paziente.
Molti i pazienti che lamentano mancanza di privacy e riservatezza nelle sale dei PS.
In relazione alle dotazioni strumentali, di norma sono presenti sedie a rotelle e barelle ma non per obesi e grandi obesi.
Non è migliore la situazione dei servizi igienici, assenza di servizi per i disabili nel 20% delle strutture, bagni condivisi uomo/donna nel 50% delle strutture, rara la presenza di sapone e di carta igienica.
La comunicazione con i cittadini
Tra le desiderate più sentite dai pazienti c’è la comunicazione con gli operatori sanitari e l’esigenza di avere un familiare accanto.
La ricerca di informazioni è difficoltosa, specialmente al Sud non esistono modalità di comunicazione strutturata ed utilizzata dagli operatori sanitari.
Tutto è quindi lasciato al caso, con la relazione medico/familiare, e quest’ultimo che rincorre il medico per avere informazioni sul decorso clinico del paziente.
Sono rari i servizi di mediazione culturale e di interprete.
Rari i libretti informativi in più lingue.
I tempi di attesa
Sui tempi di attesa il rapporto fa un distinguo: tempo di attesa per la valutazione al triage e tempo di attesa per il primo accertamento diagnostico.
Nel primo caso i tratta di un tempo di attesa di pochi minuti, mentre nel secondo caso l’attesa varia, dai 22 minuti per un codice giallo ai 98 minuti per un codice bianco.
I tempi di attesa massimi registrati sono stati: 240 minuti per un codice bianco, 300 minuti per un codice verde e 120 minuti per un codice giallo.
Bed management
La funzione di Bad management è ben poco diffusa, sconosciuta al Sud.
Il Bed management è la conoscenza in tempo reale del numero dei posti letto disponibili, in modo da poter distribuire i pazienti nei reparti secondo il principio dell’ appropriatezza.
Percorsi preferenziali e dedicati
In relazione alla presenza di percorsi per codici di minore entità, percorsi brevi(fast track) e percorsi rosa(per la violenza sulle donne), solo il 27% dei Pronto soccorso, il 23% dei Dea di I livello e il 45% dei Dea di II livello hanno al loro interno la presenza di ambulatori o percorsi strettamente dedicati.
Più frequenti, i percorsi rosa nei Dea di I e II livello.
Attenzione al dolore
Attraverso l’indagine civica si è indagato sulla valutazione del dolore acuto nelle persone ricoverate nelle strutture prese in esame, e sulla presenza di protocolli per la rilevazione e cura del dolore.
L’attenzione al dolore cresce con il crescere della complessità della struttura, dal 60% dei Pronto soccorso al 74% dei Dea di II livello.
Mentre cala la percentuale per la procedura di rivalutazione del dolore lungo tutto il percorso diagnostico.
Ancora minore il numero di strutture che ha formalizzato delle linee guida per la gestione del dolore in emergenza/urgenza, solo il 47% dei pronto soccorso, il 66% dei Dea di I livello ed il 61% dei Dea di II livello.
Rapporto ospedale- territorio
È stato preso in considerazione il percorso dal territorio all’ospedale e nuovamente al territorio, con l’obiettivo di valutare la capacità del Ssn di garantire una completa, reale e concreta presa in carico della “salute” del cittadino paziente.
In Italia il funzionamento della rete tra emergenza- urgenza e territorio è da considerarsi del tutto insufficiente, con una risicata sufficienza al Nord ed una inadeguatezza totale al Sud.
La Carta dei diritti dei lavoratori
E’ diritto di tutti i cittadini, siano essi malati o operatori sanitari, di disporre del SSN funzionante al meglio.
Lanciata come progetto pilota in Piemonte nel 2015, la Carta viene estesa ora a tutto il territorio nazionale.
Otto punti su cui è necessario intervenire con urgenza: diritto alla presa in carico; diritto alla dignità personale; diritto alla continuità dei percorsi di cura; diritto alla prevenzione delle emergenze evitabili; diritto all’informazione; diritto alla competenza; diritto alle sei ore, diritto all’attuazione della Carta dei diritti al Pronto soccorso.
Interessante leggere nel documento, come per ogni diritto vi siano una serie di violazioni del diritto stesso e cosa sono tenute a fare le Aziende per superare il gap.
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