Terapia Intensiva aperta: in Commissione affari sociali il disegno di legge
25/09/2016 di MARIA LUISA ASTA
La forma di comunicazione più efficace con la persona a grave rischio di vita è quella empatica. Questo è il concetto chiave su cui poggia il bisogno di rivedere le Terapie intensive italiane, adeguandole al modello nord europeo, che da tempo ha “aperto” le unità operative a cure intensive.
Dell’importanza di Aprire la Terapia Intensiva abbiamo ampiamente disquisito in un precedente articolo, su questa testata.(clicca qui per approfondire)
Per cui ribadiamo velocemente cosa vuol dire aprire i reparti a cure intensive e passiamo alla novità di questi giorni, ovvero l’avvio dell’esame del disegno di legge presentato in Commissione Affari Sociali.
La TI intensiva aperta, può essere definita come “la struttura di cure intensive, dove uno degli obiettivi dell’ equipe è, una razionale riduzione o abolizione di tutte le limitazioni non motivatamente necessarie, pote a livello temporale, fisico e relazionale”.
La questione dell’apertura della terapia intensiva è determinante se consideriamo il paziente come soggetto che, anche nello stato di malattia possiede dei diritti imprescindibili, che garantiscono a costui la dignità di essere umano.
Il malato che diviene parte attiva del processo di cura, non può e non deve essere visto come un corpo da curare e privarlo della sua condizione relazionale, non può essere questo lo scotto da pagare in cambio della vita salva.
La necessità di aprire le terapie intensive e di umanizzare le cure è sempre più al centro di dibattiti e studi scientifici, su questa possibilità si è espressa favorevolmente la Commissione Bioetica della Regione Toscana, mettendo in evidenza come l’Italia resti ancora tra i Paesi in cui la presenza di visitatori e familiari nelle TI è soggetta a molte restrizioni; è consistente il numero di quegli ospedali che non modifica le proprie restrizioni, spesso nemmeno quando il paziente è un bambino. Il primato negativo, come spesso accade, va alle regioni meridionali.
Le motivazioni di tanta arretratezza in merito, sono da ricercarsi innanzitutto neltimore del rischio infezioni, nonostante non vi sia letteratura che correli l’apertura della terapia intensiva ad un aumento delle infezioni; vi sono di contro, studi che evidenziano come l’apertura ai visitatori sia motivo di riduzione dell’ansia del paziente, con un significativo miglioramento delle complicanze cardio- vascolari e la riduzione degli indici ormonali di stress.
Altro ostacolo ad un diverso modus operandi delle terapie intensive è quello architettonico, i nostri nosocomi non sono attrezzati per poter accogliere i visitatori, spesso non sono dotati nemmeno di una sala d’attesa.
Ultima, e non per questo meno importante è la resistenza da parte degli operatori sanitari, che non colgono gli effetti positivi dell’apertura, ma si sentono minati nello svolgimento del proprio lavoro, percepiscono il visitatore come una interferenza con le cure al paziente e causa della violazione della confidenzialità.
Il ddl, a firma di Maria Antezza(PD), presentato in Commissione Affari Sociali, si propone dunque di disciplinare la realizzazione di reparti di terapia intensiva aperta.
L’art 2 comma 1 affida al Ministro della Salute, previo parere del Consiglio Superiore di Sanità, il compito di emanare le linee guida per la promozione, lo sviluppo ed il coordinamento degli interventi regionali individuati dalla legge. Le linee guida definiscono le procedure e le modalità di organizzazione e di assistenza nei reparti di terapia intensiva aperta, e devono avere le seguenti caratteristiche:
Regolamentazione degli orari di accesso da parte dei familiari compresi i minori di anni 18, per un tempo non inferiore a 12 ore al giorno nei reparti per adulti, e per un tempo non inferiore alle 24 ore al giorno nei reparti di terapia intensiva pediatrica;
previsione della figura dello psicologo per il supporto psicologico a pazienti e familiari;
definizione delle modalità di aggiornamento e formazione per medici ed infermieri;
un piano di edilizia sanitaria che permetta di creare spazi adeguati per la realizzazione della TI aperta.
L’articolo 3, affida alle Regioni il compito di organizzare le TI, in relazione alle proprie risorse e sempre alle regioni spetta il compito della Formazione del personale sanitario.
L’articolo 4 , deputa al Comitato Paritetico il compito di valutare annualmente l’attuazione della legge,
Unica nota dolente dell’ intero disegno di legge è che dall’attuazione della legge descritta non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica,
Lascio al Lettore le considerazioni in merito, su quanto la legge si propone e su come manchi lo stanziamento economico per l’attuazione.
Fonti:
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