Rinnovo contratti statali, aumento stipendi dipendenti pubblici: più licenziamenti si rischiano Governo Renzi-Madia
Non c’è solo lo sblocco degli stipendi dei dipendenti pubblici. A preoccupare è la posizione lavorativa di precari e consulenti.
Il rinnovo del contratto degli statali nel contesto della riforma della pubblica amministrazione continua a essere una partita con molte incertezze. In prima battuta c’è da chiarire quante risorse intenderà investire l’esecutivo e come intenderà spenderle. In buona sostanza occorre stabilire a quanto ammonterà l’aumento in busta paga e degli stipendi e chi ne potrà beneficiare. Stando alle coordinate indicate da Palazzo Chigi, gli indicatori che peseranno nel rinnovo sono la produttività, il merito e il reddito. Non tutti, insomma, intascheranno l’agognato aumento. Ma poi c’è un altro caso ed è quello relativo a precari e consulenti che rischiano di perdere il posto in seguito alla cancellazione della forma dei contratti co.co.co. nella pubblica amministrazione.
E non è tutto, considerano che le organizzazioni sindacali non prospettano un grande futuro per oltre duemila lavoratori precari delle amministrazioni provinciali e delle città metropolitane, “da anni impiegati a garantire servizi pubblici in quegli enti e in scadenza alla fine di quest’anno”, insieme al rischio concreto per migliaia di dipendenti degli enti locali di vedersi il salario decurtato.
C’è poi un ennesimo fatto di attualità che riguarda dipendenti pubblici. Sono infatti indagati per truffa aggravata, subiranno provvedimenti disciplinari, potrebbero essere richiamati a risarcire l’Ente e soprattutto potrebbero perdere il posto di lavoro. Il ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione, Marianna Madia, via Twitter ha annuncia licenziamenti rapidi. Il decreto da lei stesso varato introduce questa possibilità per i dipendenti pubblici furbetti del cartellino, come nel caso dei 29 tra impiegati e dirigenti, della ex Provincia, oggi Libero Consorzio Comunale di Siracusa, ai quali la Guardia di Finanza ha notificato un avviso di conclusione indagine.
Per sei mesi, dal gennaio al giugno 2015, i militari delle Fiamme Gialle hanno monitorato le assenze dal posto di lavoro o le uscite anticipate grazie a dieci telecamere e a circa 6800 ore di registrazione: in 29 durante l’orario di lavoro sono stati immortalati a fare shopping per le vie del centro di Ortigia e in centri commerciali, a fare visite mediche in strutture sanitarie e lavori di giardinaggio per privati. Per alcuni di loro si raggiungono percentuali di assenza dell’85%, ma comunque molti arrivano al 50%. In alcuni casi il registro cartaceo, visto che non veniva utilizzato il badge, è stato falsificato, e molto spesso veniva utilizzata un’uscita secondaria. Chi doveva controllare non lo ha fatto.
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