Il lavoro agile o ‘smart working’ sta per diventare una realtà anche nel pubblico impiego. La possibilità di lavorare a casa o in un ufficio diverso da quello abituale è una nuova opportunità che si apre nel mondo del lavoro privato e pubblico. Dopo la recente approvazione della legge sul lavoro autonomo infatti, il Dipartimento della Funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri ha emanato una direttiva con le linee guida per promuovere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti pubblici.
La direttiva è stata oggi illustrata dal ministro della Funzione pubblica Marianna Madia e dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi che hanno parlato di “nuova sfida” nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi.
La direttiva sul ‘lavoro agile’ nella pubblica amministrazione è un “tassello importante” della riforma, nella logica di “meno cultura della procedura e più cultura del risultato e dell’obiettivo” ha sostenuto Madia. Un’organizzazione del lavoro “potente” ha aggiunto, che mette “al centro la tecnologia”, “non contano più solo le ore lavorate ma obiettivi e risultati”.
Il governo per dare attuazione al lavoro agile nella Pa mette a disposizione 5,5 milioni di risorse europee e, proprio oggi “scadono le manifestazioni di interesse per le amministrazioni che vorranno partecipare al bando” ha ricordato Madia convinta che forme di lavoro agile “porteranno risparmi” e più qualità: “con i numeri dimostreremo che il lavoro agile migliora la qualità dei servizi ai cittadini”. “Abbiamo fatto un lavoro importante e condiviso che dà la possibilità ad almeno il 10% dei dipendenti pubblici che lo richiederanno, di avere accesso a forme di flessibilità spazio-temporale, senza che ciò pregiudichi la loro carriera”.
La pubblica amministrazione “aprirà questa strada in modo molto convinto, molto determinato” ha rilevato Boschi che ha parlato di una possibile concretizzazione delle pari opportunità. “Sappiamo che sono soprattuto le donne a pagare il prezzo di un’eccessiva rigidità nella organizzazione del lavoro, negli spazi e negli orari – ha sottolineato – questa forma di organizzazione consentirà una miglior conciliazione dei tempi familiari, della vita privata con il proprio lavoro ma, – ha aggiunto Boschi – noi vorremmo che fosse una sfida anche culturale che porti ogni coppia a valutare, a seconda dei casi, se sarà l’uomo o la donna a sfruttare questa possibilità”.
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