In occasione della visita pastorale del 27 maggio allo stabilimento Ilva, Papa Francesco ha approfondito con i lavoratori ed i fedeli il senso del lavoro nella società civile e nella società cristiana.
Partendo dagli spunti offerti dagli intervenuti (un imprenditore, una sindacalista, un lavoratore e una disoccupata) il Papa ha offerto una visione a tutto tondo del Valore del lavoro nella società e nella cultura cristiana, ribadendone in maniera molto forte la centralità.
Valore che dà dignità all’essere umano, non soltanto per quanto riguarda la capacità di disporre di reddito, ma per la propria realizzazione come parte della società e membro della comunità cristiana, secondo le indicazioni della stessa Bibbia, secondo cui l’uomo è chiamato ad essere operoso e lavoratore.
Una premessa che sostiene la criticità del Papa verso forme di assistenzialismo passivo e che lo spinge a invocare lavoro per tutti e non reddito per tutti.
Nel sistema sociale del lavoro, secondo il Pontefice, la realizzazione dell’uomo attraverso la propria opera lavorativa è il motore che sostiene la società e la cristianità, perchè attraverso di essa l’uomo vive con soddisfazione e dignità.
Un elogio anche agli imprenditori, quelli “buoni”, quelli che non sono solo speculatori e che non barattano il valore del lavoro e dei lavoratori con il mero profitto; sono quegli imprenditori che, insieme ai propri lavoratori, impegnano ogni risorsa nell’impresa affinchè prosperi, generi lavoro e benessere per tutti. Da qui il monito a prestare attenzione agli speculatori, e alle leggi che favoriscono la speculazione piuttosto che il lavoro.
In questo sistema in cui l’equilibrio è determinante, il Papa condanna ogni forma di sfruttamento del lavoro, ogni forma di “ricatto sociale” in virtù del quale gli speculatori manipolano la dignità del lavoro e pongono i lavoratori in condizione di sfruttati, di schiavi. A cominciare dai salari, quando questi sono portati a livelli inaccettabilmente bassi, e dagli orari, quando questi tolgono lo spazio per la famiglie e per il riposo. La festa e il lavoro sono un tutt’uno, dice il Papa, non c’è la prima se non c’è il secondo e non ci deve essere lavoro che non santifichi la festa.
Papa Francesco ha inoltre affrontato il tema della meritocrazia. Quello che viene osannato come un grande valore in realtà, secondo il Pontefice, nasconde un grande pericolo. Il pericolo di snaturare il senso del merito e diffondere una legittimazione etica delle diseguaglianze e la colpevolizzazione della povertà. Questa, dice Francesco, non è la logica del Vangelo.
Non sono mancate parole di conforto per i disoccupati e la condanna al disvalore del consumo, idolo dei nostri tempi che si celebra nei nuovi “templi”, grandi negozi aperti 24 ore al giorno, tutti i giorni, dove la salvezza e il piacere diventano culto del consumo.
E’ necessario, sostiene il Papa, riprendere il significato vero del lavoro, che è insito nel Valore della fatica e del sudore il cui solo riconoscimento può dare pienezza alle belle parole che stanno tra il lavoro e il consumo: dignità, rispetto, onore, libertà, diritti…
Un discorso molto accorato e molto importante per richiamare la posizione della Chiesa e del Papa sui temi centrali del lavoro e del patto sociale che il lavoro consente di sostenere, che ci invita a soffermarci a riflettere sul significato autentico del Valore del lavoro, troppo spesso ostaggio e vittima delle più spietate rappresaglie economiche, sociali, politiche.
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