Buoni pasto dopo le sei ore di lavoro e pieno rispetto del recupero psicofisico: NurSind Roma vince un’altra causa con risarcimento a favore dei lavoratori. Con l’ordinanza del 10 settembre scorso, la Corte di Cassazione ha rigettato l’appello dell’Azienda San Camillo e confermato la sentenza emessa nel 2023 dalla Corte di Appello di Roma.
Il diritto al pasto
In particolare, nella causa portata avanti da alcuni infermieri turnisti sostenuti dal NurSind, il giudice ha riconosciuto il diritto al pasto in riferimento al turno notturno mediante accesso alla mensa o, in mancanza di essa, al ticket sostitutivo trascorse le 6 ore di servizio. Nel caso concreto, poiché la mensa del San Camillo è chiusa durante il turno di notte, la Corte ha riconosciuto per ogni lavoratore l’importo di € 4.13 a titolo di risarcimento del danno corrispondente al valore del buono pasto non erogato per ogni turno notturno lavorato per oltre 6 ore.
Il diritto al riposo
La Suprema Corte ha stabilito inoltre che il lavoratore turnista ha diritto, contestualmente al pasto, anche al corrispondente riposo psicofisico di 30 minuti nell’ambito del quale il pasto deve essere consumato. Pertanto la mancata fruizione di tale riposo, per causa non imputabile al lavoratore, determina allo stesso un danno non patrimoniale risarcibile per mancato recupero psicofisico. Danno che la Corte ha quantificato nell’importo corrispondente allo straordinario notturno per 30 minuti per ogni turno eccedente le 6 ore in cui non è stato riconosciuto né il pasto né la mezz’ora di recupero, riconoscendo al lavoratore la somma di € 4142,00 per un periodo di 5 anni in cui il diritto al riposo è stato negato.
La causa è stata intentata dagli infermieri Stefano Barone e Raffaele Piccari, che al tempo rappresentavano la Segreteria Nursind San Camillo.
Marialuisa Asta
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